In teoria, la notizia della ragazza cossatese ritratta biotta su Playboy sarebbe stata buona per Popolino. Tipico notiziame un po’ squallido su cui è facile farsi venire qualche battuta, roba che i giornali, i guardiani del tempio dell’informazione, dovrebbero scagare sdegnosamente, mettendola al massimo in un boxino morboso.
Così credevo, quando ne ho letto per la prima volta una settimana fa. Poi ho pensato fosse meglio aspettare, sicuro che la Provincia non avrebbe resistito alla tentazione di mettere un paio di chiappe in prima pagina. E non mi sbagliavo. A quel punto, ero pronto a fare il mio sporco lavoro quando giovedì, sulla prima dell’Eco, ho ritrovato le stesse natiche e ho pensato: questo volto non mi è nuovo.
Essendo Eco il giornale dell’Unione Industriale, ovviamente la notizia era data in una chiave di lettura debitamente economica e produttiva, e infatti il titolo diceva: “se Biella esporta la bellezza”. Che è un punto di vista interessante, e persino coerente con la linea editoriale. Forse solo un po’ atipico, ecco.
E infatti, mi sono detto, chissà cosa ne penserà il Biellese, rivale storico di Eco e giornale della Curia. Ho quindi deciso di aspettare il venerdì, e non sono rimasto deluso: questa volta nessun fondoschiena in prima pagina – peccato – al suo posto un fondo senza schiena, a firma del direttore, in cui non solo si rompe il tabù tutto biellese dei giornali che si parlano addosso, malcostume nazionale che qui da noi avviene di rado solo per ipocrisia provinciale, ma si sostiene anche che non è il caso di esaltare le gesta di una giovine che campa di pelle esposta, quando ce ne sono altri che creano impresa e contribuiscono concretamente allo sviluppo del territorio. Un punto di vista ragionevole, pur se ignaro delle potenzialità economiche dell’industria del porno, che sono formidabili: e allora sì che il Biellese sarebbe un territorio meno depresso. Ma è pur sempre il bisettimanale curiale, e quindi non si può pretendere.
Dopo la lettura del Biellese, per qualsiasi umile blogger tipicamente a suo agio col ciarpame informativo, sarebbe stato molto facile a quel punto fare ironia su moralismo bigotto, visione industriale letteralmente decadente e morbosità da tabloid, mettendo così a segno in un invitante filotto tutte le tre testate locali.
Qualcosa mi ha però suggerito che il giorno successivo, sabato, difficilmente Giuliano Ramella avrebbe resistito alla tentazione di pisciare, dalle colonne della Provincia, sui tre giorni di incessante teoria dei culi che lo avevano preceduto. E così è stato, in un profluvio di metafore anatomiche e doppi sensi che vi potete immaginare.
Siamo a lunedì, la notizia è diventata un po’ stantia e le possibili angolazioni da cui raccontarla scarseggiano, dopo tale sovrabbondanza di analisi. Potrei sostenere che la playmate nostrana è in realtà l’emissario di un popolo alieno, ma non ho ancora visto l’Eco di oggi e chissà, potrebbe averci già pensato il suo direttore.
Non dico che fosse nei miei piani, quando ho aperto Popolino, però un po’ stavo per crederci, che i blog avrebbero rubato il mestiere ai giornali. Invece, guarda un po’, mi sa che è il contrario.
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Compagno Kosseddu, parole sante: ormai sui giornali non si legge che ciarpame, tipo donne nude, tette al vento, bambini sgozzati. Sono cose che noi, militanti del Partito, dobbiamo aborrire. Però hai visto che culo questa Borio?
Con osservanza
Tristano Codignola
Però ha le puppe finte. Non voglio fare il sofisticato, ma dover ricorrere al silicone a 23 anni, non so.
Compagno Kosseddu, parole sante: ormai sui giornali non si vede che ciarpame, tipo donne nude, tette al vento e bambini sgozzati. Sono cose che noi, Militanti del Partito, dobbiamo aborrire. Però hai visto che culo questa Giulia Borio?
Con osservanza
on. Salvatore Cacciapuoti
Ad ogni modo qui ci sta bene un bel TR
umbo
la playmate Giulia, che dispone di solidi argomenti (detto a posteriori) è anche la discendente dell’ex vicesindaco (dei verdi) di Cossato Ermanno.
Non ci resta che tentare la candidatura di Giulia a Sindaco di Cossato, e visto che l’antico detto “tira più un…… che un carro di buoi” funziona sempre ed è tutt’ora attualissimo, andare a riconquistare la roccaforte con un bel culo vs una brutta faccia.
tutto questo cine per un po’ di passera,
provincia granda…
A.
Comunque la tua riflessione sull’oggetto di un blog e/o di un giornale locale ci sta tutta, non so quanti lavoratori di filature o imprese edili biellesi possano vantarsi di avere continuato a lavorare per aziende con deficit come quelle dei nostri fogli locali e nello stesso tempo fare la morale agli altri su questo o quello.
EZ
e pensare che è anche figlia di un vicesindaco verde di Cossato dei tempi nostri di vacche grasse…
O tempora o mores!