14 SETTEMBRE 2010

Dimenticare Simonetti

rabbitPerché poi non si dica che non c'è tempo, non c'è spazio, e nessuno lo poteva prevedere, lo metto nero su bianco, ora. Se questo Governo dovesse finire prima del previsto, ipotesi non certa ma discretamente probabile, si tornerà a votare. Per le politiche, in prima battuta: con quali candidati e su quali alleanze, lo sa Dio. Ma una cosa è certa: anche i due rappresentanti eletti del Biellese dovranno cercare la rielezione. Gilberto Pichetto nel Pdl, o come diavolo si chiamerà il suo partito in quel momento, e Simonetti nella Lega.
Simonetti, però, è incandidabile, perché è contemporaneamente presidente della Provincia di Biella: curioso che abbia potuto impunemente diventare presidente mentre era già deputato, ma almeno, per fortuna, non potrà fare il contrario, non potrà correre per la Camera mentre è presidente. Si può fare qualche ipotesi sulle sue scelte future, la più probabile delle quali è volgarmente economica: lo stipendio di parlamentare è tot volte quello di presidente, e dubito vorrà rinunciarci, specie adesso che ha deciso di metter su famiglia. E quindi mollerà Biella per Roma, con tre anni di anticipo.
A meno che non arrivi un diverso ordine da Cota, il suo capocorrente, o da Bossi (nel qual caso, rosicando, obbedirà), la primavera del 2011 ci potrebbe portare quindi l'impagabile regalo di liberarci da questa figura modesta oltre ogni umana comprensione. Tanto per non escludere il peggior scenario possibile, Cota potrebbe decidere di regalargli una leggina ad hoc, modellata sulla risoluzione della sua incompatibilità, ma con i riconteggi che avanzano credo che anche lui stia valutando lo stesso tipo di scelte, e per il momento darà priorità alle cose che lo riguardano più da vicino.
Facciamo un rapido bilancio: il primo anno di amministrazione Simonetti è stato inconsistente e invisibile, e non ne avremmo avuto notizia se non lo avesse utilizzato per mettere a posto alcuni cazzi suoi. E' pur vero che, rispedendolo a Roma, continueremo a pagarlo con le nostre tasse, e caro, regalandogli probabilmente una legislatura di vacanze romane, ma almeno non dovremo tenercelo in casa: e ditemi voi se questo non è un apprezzabile federalismo.
Mi piacerebbe però, visto che questo scenario è immaginabile sin d'ora, non arrivassimo a 2011 inoltrato, allo scioglimento delle Camere, alla convocazione delle elezioni nazionali e quindi provinciali come se si trattasse di una sorpresa. Abbiamo qualche mese di tempo, e sarebbe bello se il centrosinistra, a partire dal Pd, mettesse subito alcune cose in chiaro.
Primo, questa volta il nostro candidato lo sceglieremo con le primarie. Punto e basta. Lo stabilisce il nostro statuto, quindi è una discussione che non va nemmeno intavolata. La scadenza della presidenza Scaramal si era consumata sul suo (dannoso, va detto) rifiuto a ripresentarsi, sul logoramento di tre papabili successori – Como, Graziola e Marampon – e su una demenziale indecisione risolta dall'arrivo di un elemento esterno, la candidatura Ronzani, la cui opportunità ed efficacia è ancora buon tema per una riflessione mai fatta: ma, che sia stata candidatura di servizio o imposta dall'alto, quel che è certo è che era sbagliata nel metodo. I motivi per cui nel 2009 in Provincia abbiamo perso, e abbiamo perso tanto male, sono tanti e non tutti locali. Di sicuro i pasticci sulla scelta del candidato non hanno aiutato, questo credo sia difficilmente questionabile.
La partita resta molto difficile, quasi certamente disperata, e lo stato del centrosinistra locale non è certo migliore di quello del 2009: anzi, sicuramente è peggiorato, dopotutto un anno e mezzo fa governavamo il territorio, ed eravamo in possesso di ben altre leve. E questo primo anno di opposizione non è stato brillante, su nessun fronte. Però, visto che la partita andrà comunque giocata, anche se non siamo in vena, cerchiamo di sfruttare gli handicap dell'avversario: la responsabilità di aver scelto un presidente scadente, tanto per cominciare, il quale come se non bastasse dopo un paio di anni saluterà per altri e più redditizi lidi. Alla faccia del radicamento sul territorio.
Potremmo iniziare già domani, se non impiegando quei pochi mezzi che non abbiamo, impegnando risorse umane che invece sono ancora presenti, e attendono uno scopo per cui spendersi, e un po' di prospettiva che vada oltre la settimana a venire, come ci si aspetterebbe da una grande forza politica che ambisca a governare: una capillare, lunga campagna sui temi locali in discussione, sul fallimento di questa amministrazione e sui suoi conflitti d'interesse, e l'organizzazione di primarie i cui candidati – siccome purtroppo non abbonderanno – vanno cercati subito. Senza perdere tempo.
Scusate se è poco.

  1. io suggerirei che la scelta venga fatta dal Comitato centrale. Ronzani ormai non è presentabile, Elvo Tempia Gim purtroppo ci ha lasciati, ma abbiamo ancora validi elementi come Gianni Furia e, fra i giovani, Presa, Raise o magari una donna, per fare una scelta coraggiosa.
    Con osservanza, vostro
    Umberto Terracini

    utente anonimo
  2. La riflessione di questo post dovrebbe essere superflua, nel senso che un partito degno di tal nome, soprattutto se grande come il Pd, per non parlare del centrosinistra, dovrebbe essere in grado di pianificare un minimo le sue mosse, e di ragionare sul breve quanto sul medio e sul lungo periodo. Invece, dietro attendismi che secondo me celano solo interessi personali dei potenziali candidati, non si vede nulla all'orizzonte. Soprattutto, aldilà della capacità di Susta e Ronzani di andare sui giornali come e quando vogliono, a volte anche quando non hanno niente di importante da dire, mi chiedo dov'è il resto del partito, se è assente o se gli manca lo spazio, se c'è un lavoro collettivo dei consiglieri, se ci sono rapporti strutturati e discussioni programmatiche col resto del centrosinistra, e rispondendomi di no, che non c'è nulla di tutto questo, mi chiedo se abbia senso continuare ad andare avanti con persone simili.

    utente anonimo
  3. Direi che come agenda basta e avanza, se non fosse che, a due mesi abbondanti dall'elezione del nuovo segretario provinciale, ancora non è stata scelta una segreteria. 
    Le premesse non sono tanto buone, così a occhio.

    utente anonimo
  4. Va beh, ho capito. Qui si sfiora il ridicolo. Io la tessera non la rinnovo.

    utente anonimo
  5. Che cosa c'è di ridicolo, per curiosità?

  6. Se mi è permesso, credo che la riflessione di Paolo in questo post vada ben oltre i confini del PD. E' una domanda e una richiesta che dovrebbe/potrebbe riguardare tutto il centro sinistra. Mi permetto di dirlo perchè alla fine come dimostra il recente passato, si vince e si perde tutti assieme anche se le responsabilità hanno diverso peso. Il risultato devastante di Ronzani alle Provinciali del 2009 è la dimostrazione più evidente: autosufficienza del PD con un risultato scarso e alla sua sinistra due raggruppamenti che hanno totalizzato i 10%. Io credo che innanzi tutto per essere competitivi, dovremmo chiarire chi è disponibile a sinistra a concorrere per immaginarsi un progetto e una proposta alternativa di governo al centro destra locale.
    Ricordo che se l'opposizione del PD in Provincia non brilla, la restante (IDV e Belletti) proprio non esiste.
    Bene, partendo dai dati empirici l'unica soluzione possibile mi pare ad oggi, quella messa in campo da Paolo attraverso una ripresa di partecipazione vera che, qualora la situazione precipitasse, ha un solo nome: primarie.
    Le primarie per dimostrare alterità rispetto alla concezione della democrazia che vige nel campo avverso ma soprattutto per segnare la necessità di cambiamento (e io mi auguro di rinnovamento) che il centro sinistra può esprimere anche a Biella.
    Ne siamo capaci? Se ci impegniamo io penso di sì. E se lo facciamo deve essere chiaro che i giochi si compongono a 360 gradi e non si chiudono nelle sterili battaglie di posizione che hanno l'unico scopo di  consolidare il nefasto status quo.
    Anche se la situazione non precipitasse (il governo Berlusconi dura contro tutte le previsioni) oppure si inventano la leggina salva Simonetti&co, oppure Simonetti rimane Presidente perchè così ha disposto il capo, questa è una discussione non inutile che potrebbe potenzialmente aprire nuovi scenari per l'esangue centro sinistra biellese.
    Io non vedo molte cartucce nel nostro arco, se cominciamo a cavilare sulla marca delle stesse rischiamo di rimanere nuovamente impallinati da chi oggi nel bene e nel male, gode di un consenso largamente maggioritario nella società biellese.
    Pensiamoci e magari proviamo a parlarne anche fuori da queste quattro mura virtuali.
    rp

    utente anonimo
  7. Analisi e proposte condivisibili da parte di un elettore in sofferenza. Quello che ci impedisce di battere avversari squallidi è l'auto-referenzialità del gruppo dirigente e dei processi di "ricambio" (boh!), insieme al vizio d'origine di un'aggregazione in cui gli ex hanno finora prevalso sui neo. I rimedi sono conseguenti e impongono un duplice processo di costruzione e destrutturazione. Brunello

    utente anonimo
  8. La ricandidatura o meno di Simonetti dipende da Simonetti così come da me o da Popolino. Lo prova la storia del suo partito (che ha paracadutato il varesino Renzo Bossi a Brescia), e l'episodio della candidatura di Simonetti stesso, che ha saputo di dover correre per la presidenza dopo una cena sparti-poltrone ad Arcore tra Bossi e Silvio, quando i manifesti con la faccia di Scanzio erano già stampati.
    Sapendo che i paladini del federalismo accettano supinamente che i fatti di Biella li decidano in una sala da pranzo in Brianza, credo che un vero punto di forza del Pd stia anche nel pur esasperato dibattito interno. A partire dalle primarie. Perché la democrazia sarà anche fallace, ma nessuno ha ancora trovato una via migliore

    canna

    utente anonimo