7 SETTEMBRE 2010

Susta!

sustaPago il debito di avergli recentemente dato un buco, e consiglio a tutti di acquistare il Biellese di oggi per leggere la lenzuolata di intervista rilasciata da Gianluca Susta (non ancora on line, forse più tardi).
Il nostro europarlamentare dice tantissime cose (alcune persino condivisibili) che meriterebbero analisi e risposta, ma per quel che mi riguarda ho deciso che aspetterò il momento di capire cosa cavolo abbia in mente, posto che lui per primo lo sappia, ed è un grosso se. Allora, e solo allora, ne parleremo con calma: perché ce ne sono, di cose da discutere.
Non rispondo neppure al velato riferimento che immagino rivolto al sottoscritto, quando parla del fatto che per far politica “non basta aprire un blog”. Riferimento anonimo, e quindi lo posso solo ipotizzare, ma diciamo che limitatamente al Biellese non è che gli esempi di persone che fanno politica nel Pd e che tengono un blog siano così numerosi. Mi chiedo solo: ma con tutte le cose che deve fare, possibile che debba occuparsi anche di questo? Mi ricorda Mattei, che di giorno amministrava l’Eni e di notte rimetteva a posto gli asciugamani nei cessi dei motel Agip, e il paragone è impegnativo: Mattei pare riuscisse a far l’una e l’altra cosa ugualmente bene, e Susta ce la fa a non perdere il filo? O la sua è praticamente una patologia? Provate a chiederlo in giro, le risposte potrebbero sorprendervi. E poi, posto che lui ha fatto tutta la gavetta, la trafila, da militante a consigliere comunale e sù per la scala istituzionale, e nessuno gliela contesta, complimenti e tante care cose, perché è così infastidito dalla sola presenza di qualcuno che prova a fare a modo suo, anche se quel modo è differente? Boh. Oppure potrebbe dire: “Cosseddu e il suo blog non valgono una cicca”. Questo mi ferirebbe, perchè sono permaloso, ma lo capirei. Ma così forse mi darebbe un’importanza che non ho, resta il fatto che per essere una cosa senza valore è piuttosto ricorrente, nei suoi ragionamenti.
Ma non è neppure di questo che voglio parlare. Vorrei limitarmi a un fatto tecnico, un fattarello in verità. Che mi porto dentro da tanto tempo, ma che evidentemente nessuno gli ha mai detto de visu. Insomma mi permetto, sapendo che Gianluca leggerà queste righe un po’ incazzandosi e un po’ divertendosi, un appunto al Maestro. Uno che, se si sa separare la differenza ideologica dal giudizio puramente tecnico, beh: ci ramazza tutti, non ce n’è, e bisogna ammetterlo.
Solo che, se si ha avuto la costanza di leggere le sue cose negli anni, quelle sui giornali e quelle su Facebook – almeno finché ha avuto un profilo – per non parlare delle mail private, Susta ha un vizio, nella scrittura, un vizio devastante, un marchio ricorrente che invece di qualificarne gli interventi li deturpa: il peccato non veniale dei punti esclamativi. Puoi dire cose astutissime, ma! se! le! scrivi! così! le isterizzi. Punto (esclamativo).
Susta certamente saprà che, nella parola scritta, il punto esclamativo è fuori luogo praticamente ovunque tranne che – forse – nelle sceneggiature degli action movie e negli sms degli adolescenti. Susta, pur non rientrando in nessuno dei due casi, a un certo punto della sua vita deve aver deciso di fottersene, però adesso la cosa gli sta scappando di mano: l’intervista di oggi è una coltura intensiva di punti esclamativi, un impercorribile canneto di interpunzioni inutilmente categoriche, e come spiegavo poco più sopra non è la prima volta che i suoi scritti vengono bombardati a tappeto da quella punteggiatura fuori luogo. Oppure mi sbaglio, ed è davvero convinto che scrivere “No!” invece di “No.” sia tutto un altro ciulare, solo che purtroppo per lui non è così, non è meglio per niente.
Sento già l’obiezione: trattandosi di un’intervista, non è colpa di Susta se l’articolista ci ha messo tutti quegli esclamativi. Se lo avete pensato, credo che stiate guardando la cosa in buona fede, ma dalla prospettiva sbagliata: direi che, almeno nel caso del Biellese, le interviste a Susta le scrive Susta. Le domande non saprei, ma le risposte di certo, e davanti a una corte quegli esclamativi varrebbero quanto impronte digitali.
Una bella comodità, avere un simile rapporto con un giornale della città, che forse nessun altro può permettersi. Del resto, nessun altro è Susta. Noblesse oblige, anzi: noblesse oblige!

  1. Certo! Caro Paolo! Devi pensare allo stile retorico del nostro, quando comizia! Sono certo che l’hai sentito tante volte! E pure quand’era sindaco! la stessa cosa! E forse si preoccupa che scrivendo questa cosa si perda! Semplice!

    anonimo
  2. Mi sono fatto portare a spasso dal post, e rilevo che dietro il pretesto sintattico c’è più analisi di quella che si penserebbe in un primo momento. La risata è un bel modo di affrontare le questioni, punto esclamativo.
    Ciao

    anonimo
  3. Non sono di Biella, e conosco Popolino soprattutto quando scrive cose che non riguardano Biella, anche se spesso pure quelle le trovo interessanti, visto che anche se non riconosco i protagonisti le dinamiche mi sono invece familiari. Il suo blog (anche se come spiega Paolo questo non è l’argomento del post) è letto da molte persone che in tutta Italia seguono le faccende del Pd, è riportato e linkato in molti luoghi frequentatissimi della rete e lo so per certo perché parecchi di quei lettori li conosco personalmente. Domenica ho avuto il piacere di incontrarlo di persona – è molto più gentile di quanto si direbbe a leggerlo – e anche per le cose che ha detto dal palco, in uno degli interventi più applauditi e apprezzati della giornata, non mi sembra proprio che il suo attivismo si possa ridurre così sbrigativamente come mi pare, a volte, di leggere.
    Ma, e non vale certo solo per lui, come al solito nel Pd le persone valide sono vissute come un problema, e non come una risorsa.
    Elena

    anonimo
  4. Faccio però notare che, in un mondo di portaborse e di penne in affitto, quella dei punti esclamativi vale anche come prova a sua discolpa, perché significa che le cose di Susta se le scrive Susta, non un dipendente (magari in nero, come fanno molti suoi colleghi).
    Mi sembra una cosa lodevole.

    anonimo
  5. Io che invece al contrario di Elena sono di Biella, e vedo le cose da destra, mi godo tantissimo l’ostilità del Pd verso Cosseddu, perché un partito più intelligente gli darebbe spazio e questo ci metterebbe in difficoltà. Invece, per fortuna nostra, gli avversari pensano solo a stare in prima fila a prendere schiaffoni: anche Susta, che si lamenta del Pd che è uno schifo, non solo ha pure lui le sue responsabilità, ma invece di favorire il cambiamento si illude di poterlo rappresentare, e sega brutalmente quello che non gli somiglia. E’ una pacchia.
    Mi scuserete, ma non mi firmo.

    anonimo
  6. Io sono di Biella e vedo le cose da sinistra esattamente come l’interlocutore anonimo di destra: complimenti per la lucida e sintetica analisi che fotografa perfettamente le vicende del PD,almeno quelle dell’ultimo anno. Susta e gli altri dirigenti ostacolano con tutte le loro forze il rinnovamento e l’ingresso di nuove energie nel PD biellese (mi pare che la stessa cosa avvenga anche a livello nazionale ) le vicende delle segreterie provinciali e cittadine ne sono la prova provata !!!!! Cristiana

    Cristiana
  7. Segnalo che, nel frattempo, il pezzo è andato on line
    http://www.ilbiellese.it/article.php?id=8008
    , e mi fa piacere riportarne qui un passaggio (ve ne sono altri, ma questo è il più denso, e in una sola risposta per di più) a conferma della tesi del post. Giudicate voi.

    “Penso che bisogna fare il rinnovamento! Dopo tre mandati tutti a casa! Tutti! E quando dico tre, non dico tre da consigliere regionale, poi tre da deputato, poi tre da europarlamentare ecc.! No! Dal regionale in su tre e basta! Tuttavia la “carriera” non comincia da qua! Comincia dal Consiglio comunale! Un giovane si deve fare il mazzo; deve sputare sangue; deve studiare; deve imparare. Se poi gli altri lo riconosceranno bravo e competente allora potrà andare avanti! Altro che “disamorarsi” se non lo prendono in considerazione per fare questo o quello dopo poco tempo! Io ho fatto il Sindaco dopo 17 anni di Consiglio comunale! Borri dopo 8; Squillario dopo 16; Barazzotto dopo 17; Gentile dopo 10! Questa è la trafila! E poi bisogna avere idee e farsi apprezzare dal “popolo”! Chiamparino ha 62 anni! E’ vecchio o giovane?”

    anonimo
  8. Susta quando parla attira con la sua autorevolezza e la sua capacità l’attenzione di tutti, in particolare di chi come me lo ha votato e ha sempre creduto che nonostante il suo carattere urticante sia un vero combattente e un abile e capace amministratore, politico, oratore, ect.
    Ma perchè parla ora? Perchè il tema centrale del suo intervento riguarda il PD? Perchè in una fase politica nazionale come questa, l’unico vero problema sembrerebbe essere per lui quei frequenti “mal di pancia” dell’anima cattolica/moderata all’interno del PD che lui autorevolmente rappresenta? Non lo so. Non bisognerebbe concentrarsi sull’avversario di centro destra? A livello nazionale e a livello locale intendo. Non potrebbe essere utile prepararsi, compattando le file nel PD e indirizzare tutte le energie alla battaglia elettorale sempre più vicina e forse contendibile?

    anonimo
  9. non so, magari musicando il tutto, chessò una marcetta, tutti gli esclamativi farebbero un figurone

    A.

    anonimo
  10. Da Lo Spiffero un efficace commento su Chiamparino, traslabile pari pari al nostro……

    “E qui c’è l’ultimo aspetto della defaillance del sindaco. Chiamparino è un solitario con tendenza alla misantropia. E come ogni solitario rischia di cadere nell’onanismo politico, perdendo il senso della realtà (è la critica, condivisibile, che gli rivolge Diego Novelli). La sua prospettiva non è socialdemocratica e neppure varca il Rubicone del liberalesimo (di qualsivoglia rito o tradizione). Si ritrova al termine di un decennio vissuto sempre in primo piano nocchiero di un vascello fantasma, privo di equipaggio, che stancamente procede verso le secche dell’imminente uscita di scena. Non lascia eredi e, per giunta, neppure eredità. Anzi, da massimo rappresentante della generazione dei babyboomers nostrani, si è mangiato tutto il patrimonio. Un bilancio in rosso, come le casse del Municipio. Ha gestito il Comune ridandogli smalto praticamente solo nel gioco dei poteri cittadini: nulla di più, nulla di meno. Non ha allevato una classe dirigente, divertendosi in modo talvolta macabro ad aizzare l’uno contro l’altro quanti hanno goduto delle sue effimere benevolenze.

    Ora, al termine della parabola pretende di ritagliare per sé un ruolo da primattore o da gran consigliore. Aveva ragione il grande Faber, si danno buoni consigli quando non si può più dare cattivo esempio.”

    anonimo