Qualche tempo fa ho trovato questo cartoncino nella buca delle lettere, e mi ha fatto una certa tenerezza. Ce n'era uno infilato in ognuna delle buche del palazzo. Tutto scritto a mano, il testo a penna biro e il nome col pennarello.
Il fronte dice:
MartyNails
Ricostruzione unghie
Manicure – pedicure
(anche a domicilio)
Regalati un tocco
d'estate!
Seguono, due numeri di cellulare ("ore pasti o sms"), un nickname da cercare su Facebook (con un solo like, tristemente).
Mi è spiaciuto non avere unghie da curare, e improvvisamente mi sembra un peccato non sapere nulla sulla loro ricostruzione, con "tip o con cartina", qualsiasi cosa voglia dire. La vetrificazione, quella mi fa un po' paura.
Marty è molto gentile: "chiamate anche solo per info e domande!". Col punto esclamativo, perché c'è pure un sano entusiasmo. Frugando su Google scopro che nel settore unghie le MartyNails sono tante, in tutto il mondo (una in Arkansas, per dire), ma un profilo in particolare riporta un cognome che più biellese non si può. Dev'essere lei. Martina. Era facile, ed è un bel nome, di quelli che sono diventati molto popolari in anni recenti. I suoi, perché Martina è ventenne.
Ama gli animali, la cucina, la moda, stare in casa ma anche andare in discoteca. Mare, montagna, viaggi: le piace tutto, e forse vorrebbe far tutto un po' di più. Dice di sè: "Beh a parte il mio lavoro che adoro, e il mio hobby che amo…mi piace vivere…". Un'anonima pagina web come ce ne sono milioni, eppure, mentre la leggo tenendo in mano il suo cartoncino, mi sembra dica molto di più, mi sembra unica.
Altrove scopro nuovi dettagli: è una barista con la passione per le unghie, e soffre di onicofagia. Intuisco cosa sia, ma vado lo stesso a controllare: esatto, è "l'abitudine di mangiare le unghie durante periodi di nervosismo". Mi dico che solo chi ne soffre seriamente può arrivare a dire "onicofagia" invece di "mi mangio le unghie".
"La speranza di avere le mani a posto – scrive Martina – si è concretizzata pochi anni fa. Da quel momento mi sono appassionata a questo mondo fatto di glitter, gel, brillantini e chi piu ne ha piu ne metta!!! Ora sono alla ricerca di sfogo per le mie idee, ma so che con questa crisi ogni attività è difficile… Spero di trovare anche io il mio posticino in questo mondo colorato! Un bacione a tutte e spero possiate trovare interessanti i miei lavori". A corredo, un'immagine di quattro dita, le unghie decorate con piccoli fiori bianchi. Martina si mangiava le unghie, forse era stressata: poi è stata meglio, e la sua fissazione è diventata un mestiere. Non è una bella storia?
Chiudo il suo profilo, un po' in imbarazzo, come se fossi stato sorpreso a spiare.
Mi immagino Martina al lavoro in qualche bar della nostra città. I caffè, i macchiati caldi in tazza grande, e intanto il sogno di aprire un centro di bellezza tutto suo, chissà. Le prime clienti su cui far pratica sono poche, forse qualche amica e amica di amica, il mestiere appassionante – abbiamo passioni diverse ed è un bene, altrimenti avremmo tutti unghie bruttissime – e intanto la vita va avanti, un moccaccino al tavolo sei. I genitori sono fiduciosi, e anche se forse al bar non la trattano poi tanto bene sanno che la figlia è una lavoratrice, una tipa forte e indipendente, e vorrebbero vederla realizzare i suoi sogni, che dopotutto non sono così irraggiungibili. Quando riesce a ritagliarsi un po' di ore, magari Martina tenta la fortuna presentandosi in qualche salone, sotto braccio l'album con le foto dei suoi lavori migliori. A qualcuno strappa una vaga promessa, e i suoi, con discrezione, si informano: "ti prendono con i libri?". Il gergo delle mamme e dei papà, parole desuete di quando il mondo del lavoro era diverso.
Nel frattempo, lei ha una gran voglia di fare, e quindi decide di farsi pubblicità. Niente stampante, niente pc con i brutti modelli già pronti di Office 98. Va in cartoleria, compra un po' di cartocino ("me lo dia di un colore bello allegro"), e passa qualche serata a scrivere i suoi volantini pubblicitari, magari aiutata da una vecchia compagna di scuola. Ogni foglio, tanti cartoncini, ogni cartoncino diverso dagli altri, i bordi tagliati un po' stortignaccoli, la scrittura chiara e da giovinetta. "Speriamo che qualcuno mi chiami", pensa Martina mentre ricopia i suoi numeri per l'ennesima volta.
E' abituata a far lavorare le mani, e quasi non fa errori, alla fine i cartoncini di scarto sono pochissimi. Io avrei fatto tutto con incredibili effetti di Photoshop, ma se mi trovo a dover compilare un modulo faccio un casino che non ne esco più, imbarazzato dallo sguardo pietoso di qualche impiegato.
Ho conservato il cartoncino scritto da Martina per mesi, sulla mia scrivania, sapendo che prima o poi ne avrei scritto. Probabilmente non leggerà mai queste righe, ma non importa. Io invece mi chiedo quanti (quante, più probabilmente) l'hanno buttato frettolosamente. Quante, invece, si sono chieste cosa fosse questo pezzo di carta scritto a mano, così insolito tra tanto ciarpame che affolla la cassetta della posta. Quante hanno deciso che valeva la pena di chiamarla, per curiosità o perché avevano apprezzato lo sforzo.
Mi chiedo come ti vanno le cose, Martina, e se riesci a trovarlo, il tuo "posticino in questo mondo colorato". Tieni duro.
madonna, Paolo, questo è da knock-out…sarà il caldo e la mollezza ma mi s'è inumidito il ciglio…
mc
da quando ti leggo, questo è il mio post preferito
grazie
(e tieni duro, Martina)
canna
Accidenti Paolo…..anche Tu hai un cuore!
Mi hai commosso: bellissima pagina….quasi poetica…
ketty
Lo dico da sempre che in realtà Popolino è un blog narrativo, non dico letterario perché uno subito pensa a certe piste… Lo è anche quando parla di politica, malgrado le apparenze.
ciao
pippo
accidenti, 'sto bruscolino nell'occhio non va via
Non scrivo mai. Questa volta bisogna.
Un post esemplare, un post che mostra come bisognerebbe usare un blog (oltre che per fare politica, voglio dire). Grazie.
SP
p.s. Due refusi, e te li segnalo proprio perché il post è così bello: "Le prime clienti sui cui" e a tre righe dalla fine "cusiosità".
Mi correggo: anche questo, soprattutto questo, è fare politica.
SP
Grazie mille (anche delle correzioni: rileggo, rileggo ma qualcosa mi scappa sempre).
Bravo Paolo, ben fatto. Ce ne sono tante di queste storie, belle storie, che non vengono mai descritte o raccontate. E con la giusta sensibilità, diventano delle piccole pagine da ricordare.
f.ce.