Non spesso, purtroppo, ma qualche volta, a Biella, succede anche qualcosa di interessante.
Da quel che ho capito c'entrano i ragazzi di Galveston, ma ammetto di non saperne molto di più. Però sono bravi.
Update: ok, non avevo ancora visto il giornale. La proiezione è stata tra le cose allestite per la Notte Bianca. Da cui mi sono tenuto ben lontano, non amando i comici di Zelig di venticinquesima fascia (o era trentacinquesima? Non ricordo mai). Però questa cosa dei Galveston era bella, mi pare: serviva a presentare Officina 2020, che invece, sorry, mi sa di ennesimo tavolo, ultimo di una lunghissima teoria, un po' istituzionale e un po' no – con i ggiovani e i creativi in più – per il rilancio di Biella.
Al netto, mi spiace di essermi perso la proiezione dei Galveston. Che sono bravi (l'ho già detto?). Il resto è il solito film in replica, roba già vista che non porta mai da nessuna parte (se non a qualche finanziamento pubblico). Era proprio necessario farne uno in più?
Comunque i Galveston sono b… beh, ci siamo capiti.
"Il resto è il solito film" perché la gente la pensa come te. Provate a partecipare invece di demolire… e magari qualcosa succederà veramente.
Cito dal sito di Eco: «Partecipano al “tavolo di lavoro” (aperto alla collaborazione con altri interlocutori) Camera di Commercio, Provincia e Comune di Biella, Unione Industriale Biellese, Ascom, Cna, Confartigianato, Cia e Legacoop».
Ovvero, gli stessi enti morti di gente morta che sta affossando il Biellese dovrebbe in realtà scrivere un finale clamoroso e salvarlo? E come? Con l'ennesimo progetto fotocopia di altri millemila? Lanciati in buona e cattiva fede mai – mai – sono riusciti a produrre niente di minimamente significativo, a volte intascando qualche fondo pubblico e altre volte restando a secco perché aldilà dei proclami solenni al momento del lancio nessuno, tra quelli che avrebbero potuto e dovuto, se li è cagati neppure di striscio.
Per favore, la morale sulla partecipazione vai a farla da qualche altra parte, a qualche anima semplice che ancora non se l'è già bevuta in passato, andandogli di traverso. Sempre ti riesca di trovarne una.
(Ciò malgrado, i Galveston…)
Cazzo, mi hai convinto.
Mi iscrivo anch'io al partito dei sono tutti delle merde e solo io ho capito come funziona il mondo ma non mi prendo neppure la briga di spiegarvelo perché intanto siete tutti coglioni.
(Galveston a parte chiaramente)
Qui nessuno dice che "sono tutti delle merde" e nessuno pretende di aver capito "come funziona il mondo". Semplicemente, non vedo tutto questo fiorire di possibilità: manco mezza, dico mezza. Che posso dire? Sarò io, mi sbaglierò.
Lo sapremo solo vivendo…
Ti auguro di campare cent'anni, ma per quel che mi riguarda inizio a dubitare di avere una così lunga aspettativa di vita.
Posto che i Galveston sono bravi (e anche bbboni, specie quello con gli occhiali da Groucho), quoto Pop sull'inutilità delle lobby di promozione territoriale. A mia memoria, e so' ggiovane, ne ho viste almeno una mezza dozzina. Le più clamorose ?? Biella the Art of excellence – e sappiamo tutti come è finita – la seconda è il BHAG, che doveva risollevare le sorti della creatività del territorio ed è finito per essere un timbro in fondo a qualche flyer.. Tanto per essere propositivi, più che di tavoli e tavolini, io proporrei di occuparsi del dopo. A un certo punto il tessile puzzerà di cadavere così tanto che non avremo bisogno di uscire di casa per sentirlo. La prima risorsa da comprendere – io credo – è strutturale, ovvero cosa fare di quel trilione di metri cubi di cemento armato lasciati vuoti dal tessile. Poi c'è il fatto che noi ggiovani siamo tutti creativi, ma la polarità creativo-culturale del territorio tende insistentemente al segno meno. Ci sarebbe l'esempio di Torino, e di come è stata riqualificata nel dopo FIAT, ed ecco che assume spazio e valore il lavoro di gente come i Galveston.
Il punto è che non mi pare di vedere tutto questo fermento in una classe dirigente fatta di sessantenni bipartisan piuttosto impegnati ad aumentare il giro vita che a guardare un po' più in là del proprio naso.
Proporre tavoli per fare rete e spartizione (cioè lobby), è del tutto diverso dal progettare di sistema, dove tutti lavorano per il bene comune e non sgomitano per la propria fetta. In tutto questo, alla notte bianca l'anno passato c'era Povia – ricorderete – che in pantalone pellato si manava gli attributi con l'eleganza di un orango, dileggiava omosessuali e rappresentava forse in modo più veritiero la classe dirigente che lo aveva voluto lì, sempre attenta a sembrare figa, più che intelligente.
Galveston in confronto è Battlestar Galactica..
lbb
Galveston a parte…la roba fa cagare a partire dal "tavolo". I commensali si sono mangiati già tutto, adesso si prenotano a dieci anni. Il tempo galantuomo li sterminerà per strada, uomini e "istituzioni", e Galveston (ma chi paga lo sapeva ?) ha confezionato un efficace "manifesto" visivo di ciò che prepara il Progetto 2020. Rivedere per credere. Il "tavolo" sembra una roba da seduta spiritica, mancano la Biella the Art of Excellence (che non è morta e continua a far danni), La Cittadelladellarte con le pippe pistolettiane del terzo paradiso, il Consorzio della Baraggia Iacopino spa, l'ACI, la Fondazione Cassa di Risparmio e avanti savoia. Ma arriverranno caracollando incerti come gli zombies di Jackson, putridi e con scia di petits morceaux. Arriveranno. Ma noi non ci saremo.
lenny
A parte che dallo striminzito sito di Officina2020 poco si capisce dell'intero progetto (un timbro invece che un marchio??), ma mi stupisce che si parta gia' da piuttosto scontate conclusioni ("un atteggiamento di ottimismo, apertura e orgoglio"), saltando a pie' pari l'analisi. E per analisi intendo quanto suggerito lucidamente da Maurizio Maggiani con questa riflessione (qui il testo completo)… ma li vedete i cespugli spinosi che rotolano per via Lamarmora spinti dal vento?
"E allora penso al New Deal, ciò che è stato e cosa è stato possibile costruire in un Paese che sembrava perso, disintegrato dalla Grande Depressione, annichilito dal degrado psicologico, culturale, morale che la più grande crisi economica della modernità ha portato con sé in un Paese di vastità incolmabili. Roosevelt e i suoi consiglieri decisero di avere a che fare innanzitutto con un problema culturale, decisero che il Paese avrebbe dovuto per prima cosa specchiarsi in ciò che era, riconoscersi e scegliere cosa essere, per poter trovare in sé la forza necessaria a generare una nuova forma di sé. Era essenziale che la gente potesse tornare a lavorare, ma a lavorare per qualcosa che potesse appartenerle. Un Nuovo Accordo, appunto. Per questa ragione, perché gli investimenti economici avrebbero dato i loro frutti solo se erano stati compiuti buoni investimenti culturali, l’amministrazione Roosevelt chiese alle giovani generazioni di intellettuali del Paese di “lavorare per il Paese”, usare la propria creatività, il proprio punto di vista, i propri strumenti e modi, per ricomporre la sua immagine, la natura della sua identità, per offrire al Paese l’opportunità di riconoscere nel gesto creativo, nella gratuita utilità, la signorilità che sa emanciparsi dalla miseria, l’orgoglio della bellezza che impara a ripulirsi dal degrado."
Abele
PS: bravi i Galveston…
il problema è che vi state tutti cagando addosso per la realizzazione di Galveston che è una striminzitissima rivisitazione di un progetto avvenuto un anno fa ad Amburgo che potete vedere al seguente indirizzo (http://vimeo.com/5677104). Lungi da me criticare Galveston a cui vanno i miei complimenti per aver creato un prodotto non locale. Però il gioco è facile in questo territorio dove a stento si sa quello che capita anche solo a Vercelli…
Vi faccio notare un particolare nel video di Biella: viene spenta l'illuminazione della piazza (e ci mancherebbe che il Comune organizzatore non si coordini con i suoi elettricisti…) ma rimangono accese le luci del bar Sociale e del Circolo (il teatro era semplicemente chiuso). Come al solito quando si organizza qualcosa a Biella ognuno va per la sua strada e la collaborazione sta a zero.
Biella si merita e vuole solo i comici di Zelig di quarta categoria (tanto il teatro Sociale resta vuoto quando vengono artisti di qualità ma si riempe per quell'incapace del Mago Casanova o quei ripetitivi dei Fichi d'India solo perchè vanno in tv!).
EB
… eh si, proprio bravi i Galveston. Ecco il sito dei veri creativi (targati Paesi bassi e non "the biella love difference crb art exellence cracking canestrelli") che hanno inventato la cosa: http://www.projectieopgebouwen.nl/
Ciò la dice lunga sul "tavolo" o meglio sulla sua apparecchiatura a mo' di truogolo. I post dal 7 al 10 sintetizzano bene tutto. Niente altro da aggiungere.
FL
#10 e #11, se è per quello un sacco di gente è andata a vedere Avatar, questo non vuole dire che tra di loro ci sia qualcuno in grado di rifarlo, neppure in piccolo e con meno mezzi. I Galveston si sono appropriati di una tecnica, e l'hanno usata (bene, secondo me). Mi sembra una cosa normale.