L'altra sera ero a Torino per una riunione di Curriculum Pd, un'iniziativa di alcuni componenti della giovanile interessante e che prima o poi racconterò, e lì ho conosciuto Marco Titli, un ragazzo magro magro, con una scintilla di determinazione negli occhi. Determinazione e lucida follia, visto che Marco organizza per venerdì 25, nella Sala San Secondo di via Gioberti a Torino, un dibattito sulla Tav i cui relatori, per una volta, non saranno i politici, ma quattro esperti, due a favore e due contrari al progetto che tanta pena sta dando al Piemonte e conseguenze così gravi ha provocato, anche sul piano politico, per tacere di tutti gli altri aspetti della faccenda.
Quello della Tav è diventato un argomento dirimente, qui in Piemonte: persino io, quando mi sono candidato alle primarie, mi sono trovato quasi subito a dover spiegare cosa ne pensassi. Ed è un bel problema trovare una risposta convincente (in primo luogo, se si è in buona fede, per se stessi), perché la materia è estremamente tecnica e divide anche gli addetti ai lavori: figuriamoci la politica. Si sarebbe portati a pensare che chi è in possesso di competenze tecniche debba fornire alla società dati oggettivi i quali, attraverso i suoi rappresentanti, siano tradotti in progresso. In realtà le cose funzionano così solo di rado, perché molto spesso la politica non si cura delle competenze, perché vi sono interessi che pesano più di quei dati oggettivi, e talvolta, banalmente, perché anche la scienza si scontra con i limiti dell'umana conoscenza e non giunge a risposte univoche. Il sospetto è che sulla Tav tutti questi aspetti si siano intrecciati rendendoli molto complessi da dirimere, e che chi, in quanto rappresentante dei cittadini e dell'interesse pubblico, avrebbe dovuto creare le occasioni per contribuire a scioglierli abbia invece commesso il grande errore di insabbiarli, senza calcolare che, come conseguenza, si sarebbe poi dovuto confrontare con una protesta a quel punto non più trattabile.
E' un modo molto "vecchia politica" di gestire la cosa pubblica in Italia, quello di non affrontare i problemi senza considerare le conseguenze (che si dimostrano sempre drammatiche). Per questo, quando ho conosciuto Marco e mi ha parlato del dibattito che sta organizzando, mi sono detto che solo un ragazzo magro magro e con la pazzia dei vent'anni può permettersi di affrontare spavaldo una sfida che per chiunque altro sarebbe un tabù: correttamente, portando persone competenti a confrontare i pro e i contro, senza paura e con la fiducia che ognuno possa ascoltare e farsi una libera opinione.
E' anche per questo che continuo a insistere sul cambiamento, e credo che un mondo diverso e migliore sia davvero possibile, se saremo migliori e diversi noi per primi. Solo chi può affrontare i problemi senza farsi frenare dai condizionamenti che paralizzano la nostra società, sfidando i luoghi comuni, ignorando abitudine e paura su ciò che si può o non si può fare, può davvero riuscire a portarci fuori dalle sabbie mobili in cui stiamo affondando.
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Bellissima iniziativa, e un plauso a questo ragazzo coraggioso che ha sfidato la codardia ipocrita che ci circonda. Così si fa.
Grazie della segnalazione, sono a Torino e ci vado di sicuro: spero solo che un'impostazione così civile e intelligente non sia rovinata pretestuosamente da qualcuno che vuole sfruttare l'occasione per ridurre tutto in una barricata ostile al dialogo.
Infatti, speriamo non la prendano come un'occasione per cartellarsi. Sarebbe un peccato, poi mi vedo già i giornali montare il caso… invece queste occasioni devono servire per discutere, ascoltare e capire. Servono a tutti, e a qualcuno duro d'orecchi ancor di più.