9 GIUGNO 2010

Abbiamo scherzato

recountChe programmi avete per il mese di ottobre? Annullateli, perché molto probabilmente qui in Piemontedovremo rifare le elezioni regionali. Bum.
Eppure è proprio così. Rifare le elezioni era uno dei pochi segnali di inefficienza dal quale fino ad ora questo incapace Paese era riuscito a star lontano, se non forse per qualche caso trascurabile. Di certo la Regione non può essere considerata tale.
L’ipotesi è molto concreta. Il punto, a quanto risulta, non è il recount. Il riconteggio è un’arma spuntata, chiedete ad Al Gore. Quando Prodi vinse le elezioni del 2006 e Berlusconi lo chiese, ricordo che Caldarola (con la “a”) spiegò che quando la differenza di voti tra un candidato e un altro scende sotto la soglia di errore (l’Italia ne ha, incredibilmente, una tra le più basse in assoluto, perché ogni scheda è visionata più volte ed è tutto manuale, non ci sono rischi di errori tecnici), potenzialmente ogni conteggio può ribaltare il risultato del precedente. Immaginate di dover contare i granelli di sabbia contenuti in uno scatolone: il margine d’errore sarebbe tale per cui difficilmente arrivereste due volte allo stesso risultato.
Ma, come dicevo, qui il riconteggio non c’entra, anche perché in quel caso, semplicemente, la Bresso sarebbe proclamata Presidente e non servirebbe rivotare. Invece, c’è sul tavolo l’ipotesi di nuove elezioni perché pare che la lista dei Pensionati creata da Michele Giovine a sostegno di Cota sia stata presentata falsificando le firme richieste. I Pensionati hanno portato a Cota 27mila voti, il triplo dei 9mila con cui ha battuto la sua avversaria. Se così fosse, l’unica strada è l’annullamento.
A Torino pare diano la cosa abbastanza per scontata, e c’è un certo fermento. Nuove elezioni significa soprattutto una cosa: che i candidati possono cambiare. La destra ovviamente non potrà far altro che riproporre Cota, ma a sinistra è tutta un’altra faccenda. Primo, la Bresso è stata ricandidata per un secondo mandato senza che si tenessero le primarie di coalizione. E quindi non potrebbe, neanche volendo, reclamare come suo un ruolo che non le è stato affidato dagli elettori: come presidente uscente, al massimo, potrebbe pretendere primarie a cui il suo avversario potrebbe accedere solo raccogliendo un certo numero di firme. Ma questo potrebbe non essere un problema, se si presenta la persona in grado di farlo, come vedremo. A Biella, per citare l’esempio che abbiamo in casa, il Pd invece le primarie le ha fatte, ed è quindi difficile immaginare che su quel risultato possa esserci discussione (ma potete scommetterci il culo che invece ci sarà eccome).
Tornando alla Bresso, negli ultimi mesi il suo rapporto con il Pd (e a mio parere anche con la base), si è incancrenito, e pesa su di lei il modo con cui è stata gestita la presentazione del ricorso: inizialmente il Pd non l’ha appoggiata – con le solite motivazioni sconclusionate – e poi lei stessa vi ha rinunciato in cambio dell’appoggio della Lega che l’ha aiutata a riconfermarsi presidente del Comitato europeo delle Regioni. Difficile che gli elettori di centrosinistra possano capire o perdonare una cosa del genere.
Già il percorso che l’aveva portata alla ricandidatura non era stato del tutto liscio: aldilà delle ipocrisie e del volemose bene che avete ascoltato in campagna elettorale, Chiamparino è sempre stato considerato un’alternativa preferibile, alla Bresso, e uno dei motivi per cui a marzo il suo nome non era sulle liste era per evitargli di doversi dimettere da sindaco di Torino con un anno di anticipo. Ma a Torino si vota nel 2011, che nel frattempo in autunno sembrerà molto più vicino di quanto non fosse a marzo, e quindi pensare di candidarlo in ottobre sarebbe molto meno traumatico.
E con Chiamparino, per esser chiari, il risultato finale potrebbe essere molto diverso.

  1. Bene, come detto altrove, male che vada perdo altri 7kg ed è tutta salute.

    Scherzi a parte, la situazione è delicata.
    Tutto il succo sta nel capire se pur annullando i voti di una lista che lo sostiene, l’intenzione di voto al candidato presidente resta valida.

    Se è così, niente cambia.
    Se invece succede il contrario…allora prepariamo un altro paio di scarpe per ottobre, ci aspetta un’altra bella pedalata elettorale.
    Con tutti gli annessi e connessi.

    Marco Barbierato.

    Marco Barbierato.
  2. Il primo pensiero corre alle due palle che mi vengono all’idea di ripetere tutto di nuovo, campagna elettorale, par condicio, eccetera eccetera. Poi però, se penso che questa volta magari si vince… vorrei proprio vederli, i legaioli, se poi salta anche la provincia. Solo quel gusto vale la fatica. Ma meglio non sognare troppo.

    anonimo
  3. Se una lista viene invalidata con sentenza della corte di cassazione perchè, come in questo caso, non aveva i requisiti per partecipare alle elezioni, entro 60 giorni si devono svolgere nuove elezioni. Come si dice in questi casi: non ci sono cazzi che tengano.
    Vorrei segnalare che anche dall’altra parte la possibilità è più che considerata visto che i deputati, consiglieri-assessori regionali non stanno mollando la doppia carica a partire dal Presidente Cota e dal suo vice Rosso. Come si dice meglio cadere in piedi e con il culo al caldo…
    Aspettiamo la sentenza del 1° luglio del TAR piemontese e poi vediamo se cominciare a ri-scaldare i motori, magari capendo che sarebbe utile non solo cambiare il candidato ma anche la strategia e il programma elettorale a partire dall’alleanza con l’UDC, dalle politiche sanitarie, energetiche e viabilistiche…
    rp

    rp
  4. Smettiamola di buttare soldi per la politica. Chi fa politica, lo fa solo per interesse personale, per sete di potere o edonismo.
    Disselciamo le piazze come nel 68 e nominiamo un governo tecnico, coserviamo la sola Carfagna, l’unica tecnica competente del suo ministero.
    F.F.

    F.F.
  5. Quello di rp sì che è uno spunto: potendo rifare tutto da zero, dobbiamo proprio tornare a sorbirci l’alleanza con l’Udc? Per quel che è servita, e con quel che è costata…

    anonimo