Lo ammetto, molto probabilmente mi sono sbagliato. Parlo del referendum sull’acqua pubblica, e della raccolta firme. Ho scelto di non crederci, per un motivo che personalmente ritengo molto importante. E, va da sé, non ho firmato, né aderito, né altro. Il fatto è che qualcosa come gli ultimi mille referendum a cui ho partecipto sono finiti a schifìo: niente quorum, e non basta. In questo Paese, le forze opposte hanno preso a considerare la mancata partecipazione a un referendum come una risposta in sé, un’implicita manifestazione di volontà popolare. Gli italiani non sono andati a votare per tutelare la libertà di ricerca e l’uso delle cellule staminali? Ecco, allora significa che sono contrari, altrimenti avrebbero votato. E’ un’aberrazione, ma è un’aberrazione con cui poi bisogna fare i conti. E io ci sto parecchio male.
Però, nelle ultime settimane, troppe persone di cui mi fido e che stimo mi hanno detto che stavo sbagliando, e che comunque – specialmente su una battaglia che pare davvero sentita come quella sull’acqua – il referendum resta l’unico strumento al momento a disposizione “dal basso”. E quindi lo sosterrò, per quanto posso: moltissime persone, a quanto mi dicono, si stanno mobilitando, e quindi speriamo in bene.
A Roma, nei giorni dell’Assemblea Nazionale, il Pd ha discusso anche di modifica del quorum, come unico modo per ridare potere effettivo ai referendum. L’argomento è finito tra le pieghe delle mille cose che dovevamo discutere, ma è lì da affrontare, e dovrebbero occuparsene tutti quelli che ci tengono. Sì, anche i grillini. Lo facciamo insieme?
C’è un’altra cosa, sulla quale invece non mi sento di seguire le fregole di questi giorni. Caro spammatore di appelli sulla libertà di informazione, smettila di riempire la mia casella di posta elettronica con messaggi contro il ddl sulle intercettazioni. Vedi, caro spammatore, non mi importa di quel che scrivono su Repubblica, non è vero che pubblicare atti di un’inchiesta in corso e intercettazioni prese da fascicoli giudiziari è diritto di cronaca. Leggiti qualche giornale straniero, ogni tanto, la rete ne è piena, e scoprirai che non c’è Paese al mondo in cui l’informazione abbia bisogno di pubblicare le intercettazioni per essere davvero libera e completa. Nessun Paese al mondo. E’ la pura verità.
Certo, noi a differenza degli altri abbiamo Berlusconi. Ma c’è un principio molto semplice, ed è quello per cui non è accettabile che, in base a quel che fa Berlusconi, sia sputtanabile chiunque a mezzo stampa, a prescindere dalla presunzione di innocenza e da come si concluderà un processo. Non prendiamoci in giro: una volta che sei finito sui giornali non c’è sentenza di assoluzione che potrà ridarti ciò che la pubblica gogna ti ha tolto. In ogni caso, pubblicare documenti coperti dal segreto istruttorio, e procurati da avvocati, pm, giudici o – chessò – usceri è reato, è già un reato. I giornali se ne fottono, tanto recuperano con le copie vendute, ma l’informazione corretta non la si fa violando la legge e i diritti delle persone a un giusto processo, celebrato nelle sedi preposte e non dai media. Non eri forse proprio tu per il rispetto della legge, caro spammatore?
Ma c’è una ragione più importante per la quale i tuoi insistenti appelli stanno completamente cannando l’obbiettivo. Riguarda il fatto che il decreto contro le intercettazioni è sbagliato e pericoloso, sì, ma la libertà d’informazione non c’entra nulla. Il problema sono le indagini: questa legge renderebbe molto più difficile, diciamo pure impossibile, indagare su corrotti, truffatori e financo assassini. E’ questo il vero problema. Altro che libertà di stampa: la libertà di stampa, scusa se te lo dico, dipende soprattutto da te, dalla tua voglia di scuoterti e di smettere di credere a tutte le stronzate che ti raccontano. Sia detto senza offesa.
In Italia, quando si parla di cose normali per un Paese normale, nessuno capisce di cosa si parla.
Non capita spesso che una persona impegnata in politica ammetta di aver sbagliato, lo faccia pubblicamente e sia disposto a rimediare. Bene, bravo.
Andrei a votare per un referendum in cui credo, anche se sapessi di essere l'unico.
Sostengo il non voto alle politiche, perchè non credo in questa politica!
Fausto Fabiano
Bravo, continua così, che poi ci troviamo una manica di imbecilli al governo.
DG
Ciao Paolo.
Manifesto il mio dissenso sul secondo punto.
Il segreto istruttorio e' una norma ben precisa, regolata dall'articolo 329 del codice di procedura penale. Una sentenza della Corte Costituzionale (348/1990) ribadisce il concetto in modo lampante.
Il segreto sugli atti non va oltre le indagini preliminari ed e' la magistratura stessa (normalmente la parte interessata a non rivelare informazioni che possano compromettere le indagini) che lo stabilisce.
Hai ragione quando dici che talvolta i giornali violano la legge e pubblicano notizie "sfuggite" da qualche cancelleria di tribunale. Ma non e' reato pubblicare tali notizie quando l'imputato e' stato informato (fine delle indagini preliminari) senza dover attendere i tre gradi di giudizio. La "gogna mediatica" esiste ed e' un rischio bello grosso (che nessuna legge riuscira' mai a normare), ma e' sempre un rischio inferiore alla disinformazione rispetto a notizie di interesse pubblico. Dobbiamo aspettare la cassazione per scrivere di Scajola (che, per altro, e' stato pizzicato "per caso", perche' non si indagava su di lui)? O di Dell'Utri (idem con patate per quanto riguarda diversi capi di accusa)? O del caso Mills?
E' pensabile che, se nel corso di indagini sulla mafia e non sul presidente del consiglio o del suo staff, intercettando decine di personaggi loschi, si incappa cento volte nella soave vocina di MDU, i giornali di uno stato democratico non possano scriverlo?
E' assolutamente vero cio' che dici riguardo al fatto che la legge, in primis, danneggia le indagini. Ma danneggia anche la liberta' di stampa e di informazione che, come spero sia evidente a tutti, gia' annaspa sul fondo del barile.
A mio avviso, se anche a sinistra si mette in discussione questo punto, stiamo inguaiati.
Ciao
edo tagliani
Ecco, vedi, io non ritengo che mettere un possibile innocente alla gogna sia qualcosa che si può barattare col diritto all'informazione. E' una cosa che non accade da nessuna parte, e mi scuserai se la cosa mi spaventa, in particolare quando vedo qualcuno in possesso di mezzi molto potenti – come possono essere i giornali – cavalcare strumentalmente questioni piuttosto tecniche e sfruttare la facile indignazione senza preoccuparsi delle conseguenze, anche solo culturali, che ormai in modo molto palese derivano da questo modo di pensare l'informazione e le istituzioni. Io i cattivi li vedo, e molto bene, ma non voglio sconfiggerli al costo di svegliarmi un giorno in un Paese peggiore di loro. Altrimenti non capisco più la differenza con i buoni.
Punto preso.
Se la questione e' la qualita', l'etica e la deontologia della stampa italiana di oggi, difficile darti torto. Il rischio e' palese. Anche se, converrai, sino ad oggi chi ha avuto problemi di "gogna mediatica" se l'e' quasi sempre meritato.. (ci metto pure Boffo, riconoscendo pero' che la strumentalizzazione politica e' stata fin troppo evidente). Non ricordo casi eclatanti di personaggi pubblici innocenti che sono stati sputtanati sui giornali per settimane o per mesi. Di norma, se e' tutto fumo e niente arrosto, la notizia rientra in fretta e il danno d'immagine, spesso, non e' cosi' rilevante (parlo sempre di personaggi pubblici, non di poricristi di quartiere).
Concordo comunque pienamente sul fatto che il rischio c'e' ed e' bello grosso in una nazione come la nostra.
Detto questo, non posso pero' approvare il principio che, vista l'anomalia mediatica, si scriva una legge che vieta la pubblicazione di atti processuali d'importanza capitale per l'opinione pubblica (sembra una paroloccia, ormai, ma vorrei qui scriverla nel suo senso nobile).
Non possiamo legiferare sulle base delle anomalie: il principio e' e resta (ovviamente a mio avviso) quello che gli atti processuali sono segreti sino a che la loro pubblicazione puo' comprometterte le indagini. Dopo no.
A. scusa. Immagino sia chiaro, ma sono sempre l'edo (non ho firmato il commento sopra).
E ne approfitto per aggiungere (lo so, sbrodolo e sono prolisso e noiso, non ho proprio stile da blog): talvolta accade persino che le sentenze siano di assoluzione, ma il fatto resta. Mi spiego meglio e prendo ad esempio la vicenda che Popolino ha pubblicato su Simonetti e compagnia.
Immaginiamo che qualcuno decida di indagare. E immaginiamo che il reato non sussista. Resta pero' la questione dell'opportunita' politica. E senza informazioni pubbliche, tutto rischia di passare sotto silenzio. Nel caso qualcuno indaghi davvero, io sarei interessato a poter avere tutte le carte processuali del caso, per farmi un'opinione mia anche in presenza di una sentenza assolutoria che mai mi sognerei di contestare a livello giuridico, ma che non avra' invece molto peso per il mio personale giudizio politico.
"In nome del popolo italiano" si fanno i processi. E il popolo non deve sapere? Certo che deve sapere. Una legge che limita le intercettazioni e quindi la possibilità di sapere e indagare è pericolosa due volte. Perché consente di nascondere le malefatte (quasi sempre del potere e non dei sudditi) e perché toglie al popolo quella parvenza di sovranità che gli promette la costituzione.
La libertà di informazione, sovente usata a danno dei poveri cristi e raramente per controllare il potere, è indispensabile anche per correggere storture, abusi, ingiustizie proprio ai danni dei malcapitati. Sbatti il mostro in prima pagina (Valpreda insegna) non è solo colpa dei giornali. Senza possibilità di frugare, sapere come si svolgono le indagini e quindi i processi, il mostro resterebbe mostro per sempre.
Certo, pubblicare le intercettazioni di due che parlano di sesso, non è un servizio all'opinione pubblica, una garanzia di libertà. Ma lì, oltre al buon senso, basterebbero regole deontologiche più severe.
Per tutto il resto insisto nel dire che, finché la giustizia si esercita in nome del popolo, il popolo deve sapere. Subito, tutto.
La censura, i segreti, i divieti di essere informati sono prerogativa delle dittature. Io, cittadino, voglio che tutti sappiano cosa mi rimprovera la mia giustizia e far sapere come la penso io. Non cosa faccio in camera da letto, al bar, o in vacanza. Se poi sono presidente della repubblica, o del consiglio o uomo pubblico, pazienza, so di correre anche quel rischio. L'hai voluta la bicicletta? E allora pedala. Alla luce del sole.
E' la prima volta che intervengo qui, ma leggo. Ottimo lavoro, mi spiace solo che molti commentino senza firmare o usando pseudonimi. Brutto segno.
Scusate l'imbranatura tecnologica. Pensavo che la firma apparisse da sola. Che figura, dopo la filippica sugli anonimi. Il commento di prima va inteso firmato
Mario Pozzo
Carissimo Mario! Che piacere leggerti! Spero che visiterai ancora Popolino per ricevere i miei saluti, perche' non avendo altri tuoi recapiti, solo cosi' posso farteli avere.
Torno a bomba sull'argomento e lancio una breve, aperte polemica con Paolo.
Carissimo.
Ti sei candidato alle primarie del Pd. Prima ho apprezzato e poi, visti i toni di certi tuoi post, non ho apprezzato piu'. Cio' non toglie che io ti reputi un benvenuto elemento di rottura e che, seppur lontano (ma votante), io resti attento alle vicende biellesi ed italiane ed apprezzi il fatto che qualcuno, FINALMENTE, muova il culo invece di limitarsi a cianciare come il sottoscritto.
Pero', visto che volontariamente ti esponi su un blog pubblico ricercando consenso (e non dire che non e' vero, perche' l'asilo e' dei tempi andati) allora ti domando una cosa banale, da elettore e tesserato del PD.
Qual'e' la tua posizione sulla "legge bavaglio".
Confermi il titolo di questo post "Una cosa sbagliata e una no" o lo cambi in "due cose sbagliate"?
Perche' per me e' fondamentale saperlo, per sapere se, eventualemente, votarti o meno in caso capitasse.
Confermi cio' che hai scritto? E cioe':
"Leggiti qualche giornale straniero, ogni tanto, la rete ne è piena, e scoprirai che non c'è Paese al mondo in cui l'informazione abbia bisogno di pubblicare le intercettazioni per essere davvero libera e completa. Nessun Paese al mondo. E' la pura verità".
Perche' io penso che spesso, la mia retorica sia di bassa lega, ma che in questo caso la tua sia di infima.
Il problema non sono i giornali, ma le leggi, I giornali stranieri non pubblicano intercettazioni (di norma: talvolta lo fanno. Persino i video, pubblicano. Guarda il caso della cara ex-regale d'inghilterra che, solo tre giorni fa, e' stata sputtanata in mondovisione da un cronista per aver accettato una bustarella!) perche' normalmente non serve. Non ne hanno bisogno.
Basta che ci sia un sospetto legittimo, un accusa, un'ombra di connivenza con sistemi non leciti ed ecco che, in un Paese normale, un personaggio pubblico si dimette e si lascia giudicare.
Ma le leggi degli altri Paesi europei (non a caso siamo sul fondo della classifica delle Nazioni con piu' liberta' di stampa e informazione) non vieterebbero affatto, se fosse necessario, la pubblicazione di tali notizie.
Dunque, caro Paolo, dal momento che ti sei candidato alle primarie del PD e che militi attivamente, mi sento leggittimato a farti domande precise.
Ti chiedo di prendere una posizione chiara ed inequivocabile.
1) La legge "bavaglio", a tuo avviso, limita o no la liberta' di stampa?
2) A tuo avviso, la liberta' di diffondere notizie legate ad atti giuridici non secretati, e' importante, superflua o dannosa?
3) A tuo avviso, il "popolino" senza P maiuscola, ha il diritto di sapere se la magistratura indaga per mafia il presidente del consiglio oppure no?
4) sei disposto a riformulare la tua frase: "Altro che libertà di stampa: la libertà di stampa, scusa se te lo dico, dipende soprattutto da te, dalla tua voglia di scuoterti e di smettere di credere a tutte le stronzate che ti raccontano. Sia detto senza offesa". Perche' ti ricordo che a rischio e; anche il web e che, soprattutto, la liberta' di stampa non dipende da chi legge. Ma di chi stampa.
Grazie per darmi risposte chiare.
buona giornata
edo tagliani
Edo, cosa devo confermare? L'ho scritto, mi sembra chiaro. Io non sono disposto a rinunciare a qualsiasi civiltà pur di fermare Berlusconi. Perché poi in quel Paese non ci vorrei vivere, anche se senza di lui.
Per me, l'uso che si è fatto delle intercettazioni e dei documenti giudiziari in questo Paese, negli ultimi 15 anni, è stato a volte legittimo e a volte no. A volte è servito a portare alla luce i crimini, altre volte no. Altre volte ancora è servito a farci scoprire che il tal personaggio era uno stronzo: ed essere stronzi è rilevante, quando si tratta di persona pubblica, ma non è un reato, non ancora: e quindi sull'indispensabilità di quell'informazione non so che dire.
A volte i media hanno pubblicato un'intercettazione per far venire a galla un male che altrimenti sarebbe rimasto insabbiato, altre volte l'hanno fatto per motivi puramente strumentali, politici, ricattatori e di potere.
Che questo sia normale, che non richieda una riflessione, che si possa fare in sostanziale impunità, e che rifletterci senza per forza buttarsi completamente da una parte o dall'altra non sia possibile, se permetti, per me è un problema. Che l'ordine dei giornalisti non controlli la deontologia di quanto scrivono i suoi iscritti, è un problema. Che i media possano agire impuniti sfruttando la loro superiore leva economica, per me è un problema. Che tra avvocati, giudici e personale di varia natura ci sia un costante flusso di carte verso i giornali, è un problema. Che società private che svolgono intercettazioni per conto di istituzioni pubbliche poi vadano a venderle al miglior offerente, è un problema.
Che, in ultima analisi, ma potrei proseguire a lungo, colpire un eventuale colpevole sia più importante che non tutelare un innocente è un enorme problema, una cosa che va contro qualsiasi giurisprudenza da Hammurabi in poi.
Ha diritto il cittadino di sapere se il Presidente del Consiglio è indagato per mafia? Certo che sì, ci mancherebbe: ma io sto parlando di tutt'altro, e ti rispondo perché non so bene se considerare le tue domande come poste in malafede o frutto di una palese incomprensione. Mi conforta aver appreso ieri sera guardando Annozero che Concita De Gregorio, che non può certo essere accusata di berlusconismo e sono abbastanza certo sia a sinistra più di me, è sulle mie stesse identiche posizioni. Allo stesso modo sono lieto di verificare che Zucconi, perfetto rappresentante del gruppo editoriale per cui lavora e che a mio parere è palese esempio dei problemi che cito, diceva l'esatto contrario, peraltro come al solito straparlando della cultura americana che usa a buzzo e solo pro domo sua.
Questa legge è pericolosa perché limita le possibilità d'indagine, a dire il vero in molti casi le vanifica del tutto. La libertà di stampa è tutta un'altra faccenda, o almeno, consentimi, così la vedo io.
Quanto alla tua demenziale premessa: è davvero, senza dubbio, demenziale, perché io su questo blog ho fatto la mia campagna elettorale, piccola e breve. Come fai quindi a scrivere una cosa come "non dire che non è vero"? E' un delirio.
E' come dire "questo blog si chiama Popolino. Non negarlo!". E chi lo nega, è scritto dappertutto, sei cieco?
Comunque, visto che hai bisogno che ti si sipeghi anche che l'acqua è bagnata: uso il mio blog per scrivere un po' quel che cazzo mi pare, per fare talvolta e quando mi riesce quello che in fondo è il mio mestiere – potrei citare esempi, ma non ce n'è bisogno – e anche per fare politica, in senso ampio e in senso personale. E sono peraltro l'unico in tutta Biella ad avere un riscontro concreto utilizzando questo media: lo dico perchè vedo quanti sono gli accessi, e perché so per esperienza diretta che in certi ambienti, semplicemente, Popolino viene letto. Mi pareva abbastanza chiaro, anche sotto il profilo politico, perché Popolino è stato usato in questo senso dozzine di volte: evidentemente non è così chiaro per te, ma di fronte all'evidenza lasciati dire che sei tu che non ci vedi bene.
Infine, sei libero di sentirti molto intransigente e puro nel prendere le posizioni che prendi, anche se tu stesso le definisci ciance. Io preferisco dispiacere a qualcuno come te, le cui posizioni non so neppure se ritenere semplicistiche, visto che dai tuoi trascorsi ci si attenderebbe una capacità di analisi un po' più articolata, perferisco perderti dicendo quel che penso piuttosto che inseguirti a tutti i costi su un'opinione che sarebbe molto più facile, ma che non è la mia. Me ne farò una ragione.
Se necessario sono in grado di chiarire ulteriormente, ma mi fermo qui.
L'esempio della Ferguson citato nel commento 11 non c'entra un cavolo: in quel caso è stato un giornalista a filmare di nascosto l'episodio di corruzione, cosa che i giornalisti hanno sempre fatto, non ha attinenza con la discussione sugli atti di un'indagine, e soprattutto, per citare un esempio, fanno sistematicamente, e da anni, le Iene e quelli di Striscia, che vanno in onda su canali di proprietà del presidente del consiglio.
Caro Paolo.
Innanzi tutto, grazie di avermi risposto.
1) Per il blog e la premessa demenziale, hai perfettamente ragione. La premessa era scritta in modo demenziale. Era pensata un po' diversa, ma rileggendo quello che digitato sulla tastiera, mi rendo conto di aver scritto una boiata. Volevo semplicemente mettere in chiaro il perche' mi permettessi l'ineleganza di "pretendere risposte" su un blog (che in fondo e' e resta uno spazio d'espressione anche privata e non, per esempio, un'intervista a un politico o un convegno di piazza).
2) Per la malafede, credimi non ce n'e'. Hai tutto il diritto di giudicare come semplicistiche le mie analisi, perche' probabilmente lo sono e, comunque, il giudizio e' materia esclusiva di chi le legge e non del sottoscritto, il quale, per decenza, evita ovviamente di autogiudicarsi.
3) Per il resto, credo di aver ben compreso le tue ragioni e credo persino di condividerle. Cio' che invece non condivido e' il vecchio vizio politico della sinistra (e qui ricordo i mie trascorsi che tu citi). C'e' un rischio grave, enorme per la democrazia, la giustizia e la liberta' di espressione. Anzi, non e' piu' un rischio, ma realta' consolidata. Io chiedo (magari a torto) a chi fa politica attiva come tu fai, di schierarsi in modo chiaro oggi piu' che mai. Anche se si diventa "semplicistici" e si mettono da parte, per un istante, le "analisi articolate". La legge e' una porcata che lega le mani ai giudici e imbavaglia la stampa. Su questo, a mio avviso, si deve combattere una destra aggressiva e totalitarista. Una volta scongiurato il pericolo, si discutera' allora della deontologia dei giornalisti. E quando lo si fara', mi troverai probabilmente schierato dalla tua parte. Ma non e' questo il momento.
In somma. Mi sembra che questa sinistra, Bersani in testa, risponda con la fionda alle cannonate. Che, come sempre, si avviti sul dettaglio perdendo di vista il generale.
La giustizia DEVE essere indipendente.
La stampa DEVE essere libera.
Quando lo saranno, allora ci potremmo porre il problema dei magistrati corrotti e dei giornalisti imbecilli. Ma non possiamo legare le mani alla "dea bendata" perche' c'e' qualche giudice che prende le mazzette o che, effettivamente fa politica. Come non possiamo imbavagliare la stampa perche' oggi, talvolta, per qualche copia in piu', massacra dei poveracci.
Faccio un ultimo esempio per cercare di chiarire ancor meglio: la mensa dei bimbi di candelo.
Non dare da mangiare ad un bambino e' SBAGLIATO. In assoluto e basta. Una volta chiaro il concetto, allora possiamo discutere su come evitare che i furbi non paghino. Il padre ha la Mercedes da 70mila euro? Siamo tutti d'accordo che deve pagare. Ma non la strada per giungere all'obbiettivo non e' cacciare il bambino dalla mensa. E' pignorare l'auto.
Perche' questo accada (perche' paghino i colpevoli – padre "evasore" – e non gli innocenti – bambino indifeso) deve essere chiaro e condiviso il punto principale: non si cacciano i bambini da una mensa scolastica.
Se non e' chiaro, allora la soluzione proposta potrebbe proprio essere quella di cacciarli. Tale soluzione non deve nemmeno sfiorarci la mente.
La magistratura DEVE essere indipendente e la stampa DEVE essere libera. Poi cerchiamo soluzioni alle storture.
Oggi, la sinistra, come sempre, cavilla, si divide e discute.
Si', ma.
Certo, pero'.
Sono d'accordo se.
Bisogna fare un distinguo.
E mentre noi distinguiamo, il pazzo di Arcore demolisce lo Stato di Diritto.
Ecco. Questo, in fondo, il senso della mia provocazione.
Ed ecco dunque il senso delle mie domande.
Dire, come tu dici nella chiosa del tuo post, che la liberta' di stampa dipende da chi legge, e' una posizione che posso capire (le fonti alternative, il web e tutto il resto), ma che fatico ad accettare da una persona che fa politica a sinistra. La posizione, a mio avviso, dovrebbe essere: la liberta' di stampa va garantita e tutelata a prescindere, con ogni mezzo. Perche' e' un pilastro della democrazia. E va regolamentata per evitare storture, certo. Ma dopo averla garantita tanto da darla per scontata.
Quando un governo come questo presenta una legge come questa, non e' il momento dei dubbi o delle domande, ma il momento di fare opposzione con qualsiasi mezzo, voce, intelligenza a disposizione.
In bocca al lupo.
edo
Al momento, sono stato l'unico dirigente biellese del Pd a scrivere chiaramente contro la decisione di togliere la mensa ai bambini di Candelo. Perché, come dici tu, il dovere civile – ancor prima che di sinistra – è difendere l'innocente, e non punirlo alla ricerca del colpevole.
E seguo lo stesso principio anche a proposito di questa legge che stiamo discutendo.
Questo per dire che, se rileggi le cose che ho scritto nei mesi, non mi sembra mi si possa dire di essere cavilloso nel mio oppormi alla destra, proprio no.
Quanto alla libertà di stampa, non la confonderei con la difesa della categoria: sono cose ben diverse. Visto che insisti, ti chiedo quindi di fare uno sforzo di memoria e di ricordarti come funzionano i giornali, vistio che ci hai lavorato, e in base a quali criteri (non proprio nobili) una notizia esce oppure no. Cosa impediva, nell'ultimo anno, ai giornali biellesi di fare una visura camerale sull'assessore Mello e di pubblicarla almeno, se non altro, per farsi un paio di domande? Niente, e per la cronaca non erano necessarie intercettazioni. Si tratta di una notizia, di un elemento che necessita di riflessione pubblica, il fatto che Mello abbia questo ruolo chiave nell'economia e nelle politica locale, oppure no? Ciò nonostante, l'ho scritto solo io, assumendomi i miei rischi. Ecco, allora se vuoi parlare di libertà di stampa, scusa ma non accetto che tu lo faccia proprio partendo da me, ce ne sono ben altri da cui iniziare, e peraltro molti di questi sono tuoi amici.
Caro Paolo.
Premessa: non ho intenzione di intasarti troopo il blog. Se la discussione ti interessa, io continuo. Altrimenti, nel prossimo post, dimmi di piantarla li' e prometto che lo faccio. Lo dico senza alcuna ironia. Capisco di essere noioso, prolisso e pendante e capisco che tu abbia altre priorita' oltre a quella di rispondere ad un tizio che vive e lavora in altri continenti…
(ti prego non fraintendere: e' proprio cio' che penso e lo dico senza malizia alcuna )
Sono felice di sapere che tu abbia scritto in quei termini sulla mensa di Candelo. Mi dispiace di essermi perso il post (distrazione) o il pezzo su un qualche giornale (limiti oggettivi dei mezzi di comunicazione a mia disposizione), ma sono proprio contento che tu l'abbia fatto.
E' proprio perche' da te non mi aspetto posizioni ambigue che, se ne rilevo una (o credo, magari a torto, di rilevarla) intervengo con le mie ciance.
Da te e da gente come te: gente che si e' incazzata e ha deciso di mettersi in gioco in prima persona, cosa che, lo ripeto, io non ho mai fatto in termini "politici" e che ho preferito fare seguendo altre strade, talvolta ben peggiori nella misura della trasparenza etica e dell'impatto concreto, della politica stessa.
Scorrendo gli indirizzi IP, sono certo che tu sappia che io seguo il blog con attenzione. Quindi so che non fai sconti. Lo so a tal punto che persino credo (ancora: opinione discutibile) che spesso esageri.
C'e' una legge in discussione. Dividiamola in due parti: la prima parte, blocca la magistratura, togliendole i mezzi necessari alle indagini e proteggendo una schiera di persone quanto meno discutibili; la seconda parte, decida cosa puo' o non puo' pubblicare la stampa.
La priorita' assoluta, e su questo concordo perfettamente con te, sono le indagini.
Ma la liberta' di stampa segue a ruota.
Non difendo, qui, una categoria.
E tanto meno degli amici.
Ecco: un esempio di quando io penso che tu stia esagerando. Il sottoscritto non cita i tuoi trascorsi, perche', onorevoli o meno che siano (e a scanso di equivoci dichiaro di confermali onorevoli), sono fuori tema. E nemmeno i tuoi amici, che anch'essi poco ci azzeccano. Ho posto solo questioni sulla legge in discussione e su come tu percepisca l'impatto che tale legge potrebbe avere sull'aritcolo 21 e, piu' in generale, sui diritti di noi tutti.
Le ho poste perche' sei diventato (cosi' hai deciso) un personaggio pubblico.
Le ho poste perche' ho visto (e qui sono io a citare i miei trascorsi) troppa gente "convinta" che, una volta entrata in politica, ha cominciato a non esserlo piu'.
Proprio per cio' che hai sempre scritto, proprio per come ti sei sempre posto (ripeto: talvolta persino sopra le righe), non mi sarei mai aspettato una tua presa di posizione "morbida" sulla questione della liberta' di stampa.
La legge in discussione oggi, potrebbe diventare un precedente orribile per una successiva legge sul web o chissa' cosa.
Deriva cinese, dice qualcuno.
Lo so, come si scelgono le notizie. E so che una mediazione deve sempre essere trovata tra gli interessi editoriali (Rai compresa, ahime') e la cronaca.
Ma so che se, per legge, qualcuno decide che NON SI PUO' dire una certa cosa, quando quella cosa DEVE essere detta, siamo in regime.
Su questo, chiedo una posizione comune della sinistra.
Poi riformiamo (o aboliamo, finalmente!) l'ordine e la categoria, mantende il sindacato.
O quanto meno rendiamoci conto che esiste il web e che il resto e' storia. E cominciamo a porci domande serie anche sul web (ma dopo, solo dopo aver definito i confini concreti dell'articolo 21): possibile che il primo che passa possa scrivere il cazzo che c'ha voglia e, magari, infinocchiare gli imbecilli? Certo che no. Ma lo discutiamo dopo. Prima diciamo che tutti, assolutamenti TUTTI, hanno il diritto di esprimersi. E dopo, solo dopo, legiferiamo su come quel diritto possa diventare prevaricazione.
La legge in discussione oggi, mette il bavaglio a chi ha il dovere ed il diritto di informare. E il paraorecchi a chi DEVE essere informato.
Cito dal tuo ultimo commento: "non accetto che tu lo faccia proprio partendo da me, ce ne sono ben altri da cui iniziare, e peraltro molti di questi sono tuoi amici".
E invece comincio proprio da te.
E lo faccio in totale buona fede. Lo faccio con l'ingenuita' di uno che per mesi ha letto frecciate sarcastiche adestra e a manca, voglia di rinnovamento, picconate demolitrici in ogni direzione (dalla prima uscita pubblica sul doppio incarico di Ronzani che io sottoscrissi su FB, alle truppe cammellate di Valenti) e che oggi si chiede perche' Paolo Cosseddu, sul suo Popolino, generi dubbi su una legge terribile invece di dire che la legge e' uno schifo totale.
La deontologia, l'ordine dei giornalisti, le sanzioni, le discuteremo una volta che avremo evitato di farci tappare la bocca.
Perche' con la bocca tappata, non potremo piu' discutere un cazzo.
Mai vorrei che i Paolo Cosseddu che, finalmente, cominciano a nascere in tutta Italia come io non ho mai saputo ed ancora e mai non sapro' nascere, cominciassero ad essere fagocitati da un meccanismo orribile che, purtroppo, ho conosciuto bene.
Melassa.
Concludo. Su Mello, hai ragione. Non si tratta di intercettazioni. Si tratta di una notizia.
E se dopo le intercettazioni (questa e' la deriva che dobbiamo, assolutamente dobbiamo combattere) la legge impedisse persino di pubblicare le visure camerali?
Stanno facendo un golpe bianco, un passo alla volta.
Dobbiamo ragionare come loro. Fermare un passo alla volta, anche se sembra un passo brere.
Questa legge e' un passo bello lungo. Per la liberta' della magistratura e per quella d'informazione.
Se in questo frangente cominciamo ad attaccre i giornalisti "cattivi" e a dare qualche spazio alle leggi "bavaglio", credo che invece di fare opposizione, faremo il loro gioco.
Tutto qui.
Ancora in bocca al lupo. E ancora grazie per la risposta. Mica roba da tutti i giorni.
edo tagliani
Perdona i refusi… ho scritto in fretta…
ciao!
edo
Edo, io certe cose le penso da sempre e soprattutto le scrivo da sempre, te le sarai perse tra un fuso orario e un altro. Se credevi altrimenti non te ne faccio una colpa, a patto che tu non mi accusi di essere cambiato (in un solo anno, tra l'altro). Forse le hai proiettate su di me perché hai messo insieme tutto un immaginario ideologico con cui si etichetta un certo modo di far politica anticonvenzionale e linguisticamente alternativo: ma come vedi non è detto, hai fatto male, e direi che ce lo siamo chiariti più che a sufficienza.
Quanto al meccanismo orribile, che dire, ognuno c'ha i suoi, io mi tengo volentieri i miei che i tuoi li ho valutati e non voglio averci a che fare. Ma non credere con questo che una sia una posizione pura e l'altra no, oppure credilo, e auguri.
Aggiungo una spiegazione, a beneficio di quelli che leggono questo scambio ormai da qualche giorno.
Questo post si intitola "Una cosa sbagliata e una no".
La cosa sbagliata è quel che pensavo sul referendum di abolizione della legge sulla privatizzazione della gestione delle risorse idriche. Non ho e non ho mai avuto nessun dubbio sul fatto che l'acqua debba restare pubblica, tanto per chiarire, ma ne avevo di grossi sul referendum come strumento: perché i referendum, da molti anni, in Italia si perdono, e dopo affrontare quei temi è durissima. Poi ne ho parlato con persone competenti e di cui mi fido: e mi hanno convinto. Badate che non ho mai scritto su questo blog che ero contro i promotori, mai mi sarei permesso, eppure ho ritenuto lo stesso corretto scrivere che mi ero sbagliato, perché è anche così, secondo me, che si fa politica in modo diverso, ammettendo un errore in un Paese in cui nessuno lo fa mai, e in cui chi cambia idea finge di averla sempre pensata così.
Seconda questione: sarebbe stato più facile, per me, ma molto più facile, unirmi al coro di quelli che gridano al bavaglio. Mi avrebbero dato tutti ragione, e avrei ottenuto un facilissimo consenso anche se nell'intimo non la penso così. Ma, per molti motivi che riguardano il modo con cui secondo me si dovrebbe ricostruire la democrazia in questo Paese, un metodo che se non sarà civile non sarà affatto, e per una diffidenza verso gli interessi nepure molto celati di certi gruppi editoriali che non stimo e che non ritengo per nulla paladini della libertà d'espressione, ho preferito scrivere quel che realmente penso anche sapendo che qualcuno, tra i milioni che si stanno sollevando in questi giorni – non sempre sapendo quel che dicono – mi avrebbe dato addosso, e sapendo che forse, invece di conquistare consenso, ne avrei potuto perdere un pochino. Ho preferito esser sincero perché è anche così, secondo me, che si fa politica in modo diverso, sostendendo ciò in cui si crede anche a costo di scontentare qualcuno, a volte anche qualcuno di politicamente molto vicino, e non semplicemete assecondando gli umori o le peggiori attitudini alla ricerca del favore e della facile popolarità.
Tanto dovevo.
Stasera da Fazio, Ezio Mauro, direttore di Repubblica, parlando della legge sulle intercettazioni e dei relativi limiti al diritto di informazione, ha ribadito un concetto che mi pare sia stato tenuto un po' a margine nel pur interessante dibattito fra Edo Tagliani e Paolo Cossesddu. Ed è quello delle garanzie che l'informazione dà al cittadino di fronte al potere. Qualcuno, magistrati, giornali, affaristi e mestatori, ha sicuramente abusato o approfittato delle intercettazioni. Ma perché se ne discute? Perché abbiamo tutti il dubbio che Berlusconik e la sua cricca vogliano proteggere più se stessi che i poveri cittadini di cui si viola la privacy? Perché lo abbiamo saputo, perché siamo stati (bene o male, più male che bene) informati.
Basterebbe questo a tagliare la testa al toro. Combattiamo gli abusi, impediamo le canagliate, non togliamo al cittadino il diritto di sapere e di difendersi dal potere. La differenza fra un regime e una democrazia sta quasi tutta lì. Il regime si chiude in se stesso, si protegge con i segreti, impone una sua verità (nel felice ventennio non si suicidava nessuno solo perché era proibito scriverlo sui giornali) e costringe l'informazione a diventare propaganda.
In modo più subdolo (senza censura e senza tribunali speciali) la propaganda sta già prevalendo sull'informazione, a destra e a sinistra. Lo spazio di indipendenza dei mezzi di informazione, un tempo condizionato soprattutto dal potere economico e solo parzialmente bilanciato da quello politico, si è ristretto ancora di più.
I giornalisti sono stati a lungo una piccola casta di privilegiati (qualcuno asservito, molti in buona fede). Oggi sono un esercito di precari disperati, costretti a sgomitare e mangiar merda a tonnellate pur di sopravvivere, privi persino del filtro e dello stimolo della passione politica.
Non saranno loro a bloccare la spirale della rassegnazione verso il declino di una nazione civile. Ma non è togliendo loro e a chiunque faccia questo mestiere uno strumento per accertare la verità, che si garantisce il diritto del cittadino ad esercitare il controllo sul potere.
Ben vengano i Cosseddu che vanno a frugare negli affari dei Mello Rella, ma anche se uno, due, tre o mille giornali non ritengono di riprendere e pubblicare questa notizia, un cronista di quei o di altri giornali potrà mantenere il diritto di scrivere che il Tal altro, assessore, sindaco o presidente che sia, è indagato o arrestato perché l'hanno intercettato mentre chiedeva una mazzetta? E se le intercettazioni le hanno decise solo perché la batteva un po' troppo a un'impiegata, cosa doveva fare la giustizia? Finta di niente? E il cronista tacere?
Infine due appunti sulla mensa negata come castigo ai bambini di Candelo e al vergognoso atteggiamento della sinistra. Vero che Cosseddu è stato l'unico dirigente pd a prendere posizione contro. Ma qualcosa è stato fatto anche dai giornali e dai giornalisti. Sul giornale dei padroni per cui ho lavorato a lungo e a cui collaboro senza alcuna censura né vergogna, ho preso la stessa posizione (Ecodi Biella del 3 maggio, rubrica "Correva l'anno"). E la sinistra, il pd, non dicano di essere scivolati su una buccia di banana senza accorgersene. La collega che ha dato per prima la notizia è andata apposta a seguire la seduta dopo aver chiesto al capogruppo pd se era vero che avrebbe votato contro i bambini per castigare il padre in Bmw. Era vero. Tant'è che hanno votato all'unanimità. Ed è stato scritto da "il Biellese", da cui abbiamo indirettamente appreso tutti la notizia. Diamo a Cesare quel che è di Cesare e al'informazione locale, oltre alle palate di merda che merita, il riconoscimento per quel poco di buono che talvolta riesce a fare.
Mario Pozzo
Caro Paolo.
Scrivi:
"Quanto al meccanismo orribile, che dire, ognuno c'ha i suoi, io mi tengo volentieri i miei che i tuoi li ho valutati e non voglio averci a che fare".
Mi spieghi?
Grazie.
E sii, ti prego, esplcito come non mai. Sono curioso di sapere.
Anche se, ribadisco, qui non si parla di me o di te. Si parla di una legge.
(Mario Pozzo for President!)
edo tagliani.
Il commento di prima, era piuttosto personale.
Ora facciamone uno piuottuosto istituzionale.
ti cito aconra, e lungamente.
"Seconda questione: sarebbe stato più facile, per me, ma molto più facile, unirmi al coro di quelli che gridano al bavaglio. Mi avrebbero dato tutti ragione, e avrei ottenuto un facilissimo consenso anche se nell'intimo non la penso così. Ma, per molti motivi che riguardano il modo con cui secondo me si dovrebbe ricostruire la democrazia in questo Paese, un metodo che se non sarà civile non sarà affatto, e per una diffidenza verso gli interessi nepure molto celati di certi gruppi editoriali che non stimo e che non ritengo per nulla paladini della libertà d'espressione, ho preferito scrivere quel che realmente penso anche sapendo che qualcuno, tra i milioni che si stanno sollevando in questi giorni – non sempre sapendo quel che dicono – mi avrebbe dato addosso, e sapendo che forse, invece di conquistare consenso, ne avrei potuto perdere un pochino. Ho preferito esser sincero perché è anche così, secondo me, che si fa politica in modo diverso, sostendendo ciò in cui si crede anche a costo di scontentare qualcuno, a volte anche qualcuno di politicamente molto vicino, e non semplicemete assecondando gli umori o le peggiori attitudini alla ricerca del favore e della facile popolarità."
La legge che sta passando in parlamento, limita o no la liberta' di stampa? Il resto son fregnacce.
(perche' a me sembra che tu abbia cominciato a parlare un politichese da prima repubblica e, quindi, chiedo una risposta secca).
Grazie per la tua sempre cortese risposta.
edo tagliani
E cito ancora, per rinfrescare la memoria, dal tuo post inziale:
"Non mi importa di quel che scrivono su Repubblica, non è vero che pubblicare atti di un'inchiesta in corso e intercettazioni prese da fascicoli giudiziari è diritto di cronaca".
A no?
edo tagliani
PSS: una micro polemichina, dopo averti fatto i complimenti !
Scusa, Paolo, ma io uso Candelo come un esempio estemporaneo e tu ci apri il tuo commento? Vuoi distrarre l'attenzione o farci vedere quanto sei bravo ad aver scritto della mensa di Candelo (prima di te ne abbiamo scritto io – Il Biellese – e Mario Pozzo – Eco di Biella )?
L'argomento e' la legge sulle intecettazioni.
Facci vedre quanto sei bravo (e non ne dubito) li'.Non sulla mensa di Candelo, dove sei arrivato in ritardo, esattamente come Mario e; me, sei stato del tutto inefficace.
edo talgiani
… e questa volta, i refusi sono voluti.
Perche' di qualche anonimo, non disprezzo affatto l'anonimato, ma il fatto che si permetta di far le pulci a chi vuole, su un blog, dir la sua, senza dirla bene.
edroadro tgliaaani.
Ecco, ora, precisamente ora, mi sono rotto.
Rispondere ho risposto, più volte, chi vuol capire ha capito, chi è d’accordo idem.
Adesso però basta.
Il titolare, dall’iPhone, che a st’ora non ho voglia di accendere il Mac.
Grazie e ciao.
E scusa l'ora. Una questione di fuso, non d'insonnia.
Ad Haiti siamo a – 7 da Roma.
Vado a nanna. Buona giornata.
ciao
edo
Io penso che il Paolo Cosseddu abbia centrato pienamente il problema quando ha scritto: " Io non sono disposto a rinunciare a qualsiasi civiltà pur di fermare Berlusconi"….credo seriamente che se questo fosse pensiero diffuso della classe politica di centro sinistra, il Pd riuscirebbe a sconfiggere Berlusconi senza parlare di Berlusconi…Mi spiego meglio, a mio avviso, l'errore del centro sinistra, in questi anni anni, è stato quello di badare più a mantenere i propri iscritti ed elettori in forte calo nel proprio ovile che ricondurre le pecorelle smarrite nel recinto…Non è con una politica dell'ANTI che il PD potrà tornare alla ribalta, ma creando un programma autoreferenziale, autonomo che non citi Berlusconi e la destra che sia credibilmente in grado di reggere come alternativa e non come si è visto ultimamente una critica al programma del centro destra o, ancor peggio, diretta a Berlusconi…Insomma, penso che quella parte di elettorato centrista, in bilico sull'ago della bilancia, che alle elezioni ormai fa la differenza, penda sempre più per chi propone piuttosto che per chi vuol distruggere….