Chi si aspetta dal nuovo governo regionale della Lega riscoperta del dialetto, ronde verdi e generose manciate di xenofobia non tema, ci arriveremo. Nell’attesa, potrebbe sbloccarsi per il Biellese (e per altri territori) l’annosa questione della multisala.
Uno dei tanti tormentoni sulle cose da fare qui da noi e che mai si fanno – oltre ad autostrata e treni, per citarne due abbastanza fondamentali – riguarda la fantomatica costruzione di un’ormai mitologica multisala, un Warner Village o simili: se ne parla da ere geologiche, e sembrò fattibile prima nel complesso della Bennet che costeggia la Superstrada, poi come attrazione nel Barnum del centro commerciale Gli Orsi, alle porte della città. Fino a oggi non se ne è mai fatto nulla, e tra gli impedimenti a un certo punto è anche spuntato il fattore della cosiddetta densità. Ovvero, che in un territorio in cui già funzionano un certo numero di sale non è possibile aprirne di nuove.
Voci di corridoio – provenienti sia da personale politico che da addetti del settore – dicono ora che tra le promesse che Cota ha giurato di mantenere se fosse stato eletto c’è anche quella di sbloccare questo empasse. E, per quanto riguarda il Biellese, si riparla dellarea Bennet come possibile collocazione, anche considerando la vicinanza politica e culturale del fu fondatore della catena di supermercati, Enzo Ratti, al centrodestra.
L’operazione potrebbe avere tempi molto rapidi, e nel frattempo il monopolista cittadino, la Ciat di Lanfranco Ceresoli, persiste nel suo immobilismo: aveva promesso di attrezzarsi per il 3D (ancora assente in zona) entro Natale, poi entro Pasqua, poi entro maggio, ora pare se ne riparli per l’autunno, campa cavallo. Il treno di Avatar, che da solo avrebbe potuto giustificare l’investimento, intanto è abbondantemente passato, e altri ne passeranno nel frattempo: ci si riflette di rado, ma in regime di monopolio cinematografico, e in assenza di investimenti, programmando pochi film e solo di sicuro incasso, si impoverisce pesantemente l’offerta culturale di un territorio. Il cinema dovvrebbe esserne parte essenziale, non giova in queste particolari condizioni l’assenza di un’alternativa pubblica – con la gestione del Sociale abbandonata a se stessa – e non basta a sopperire queste mancanze il volonteroso e meritorio lavoro di Arrigo Tomelleri con le sue due sale candelesi.
Come se non bastasse, per quest’estate è in programma una stagione di repliche – Avatar compreso, nello splendore del 2D – che ancora una volta taglierà la provincia fuori dalle prime visioni che finalmente, anche in Italia, il settore cinematografaro sta tentando di proporre per 12 mesi all’anno, come succede in tutti i Paesi normali.
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Il monopolio cinematografico biellese ha spinto un numero imprecisato di possibili spettatori oltre i confini provinciali. Dal Basso biellese, per esempio, credo che soltanto pochi avventurosi masochisti si azzardino ormai a tentare la sorte nelle sale del Ceresole: nessuna possibilità di prenotazione, file disumane, prezzi non concorrenziali, tanfo insopportabile di pop-corn e relative immondizie permanenti, spifferi mortali e riscaldamento a singhiozzo, programmazione risibile e, ovviamente, mancanza del 3D. Si preferisce affrontare il viaggio verso Borgo Vercelli o addirittura Casale!
Veramente nel Biellese la concorrenza sarebbe stata auspicabile. Ne avrebbe beneficiato anche l’indotto; negozi, pizzerie ed altri locali per intenderci. E forse non ci ritroveremmocon tutte queste mutanderie in via Italia!
Il fatto che ci si debba aspettare la soluzione da Cota è sconfortante…
mm