Come avevo annunciato, ieri sera sono andato alla conferenza su lavoro e precariato organizzata dai Giovani Democratici. Hanno parlato direttamente i ragazzi, a prescindere dall’appartenenza politica, raccontando le loro allucinanti storie di lavoro/non lavoro, ed è stata per me una vera boccata d’ossigeno conoscerne poi alcuni e confrontarmi con loro, oltre che per quel che mi riguarda l’evento più meritevole di queste settimane di campagna. Siamo infatti in campagna elettorale, e quindi la serata aveva gli eventuali limiti imposti dalle necessità dell’appuntamento ormai prossimo, ma lo stesso l’ho ritenuta e la ritengo più che opportuna, sacrosanta.
Con un elemento stonato: non eravamo pochissimi, ma di certo neppure molti. La sera prima, a Cossato, per sentire Piero Fassino si erano mossi in trecento. E va bene, intendiamoci: io l’ho saltato per altri impegni, e per non rivivere una serata con lui protagonista che si era svolta ai tempi della nascita del Partito Democratico, di cui scrissi alcuni anni fa sull’Eco di Biella e che ancora oggi qualcuno ricorda con divertimento. Solo, mi fa specie che “la gente” per muoversi abbia bisogno di vedere Fassino in cartellone, come se non lo vedesse già abbastanza in tivù, e non si senta ugualmente stimolata all’idea di sentire i nostri ragazzi, la nostra migliiore e unica speranza, lo dico senza retorica, parlare delle loro vite. Credevo che un certo retropensiero che comprende il culto della personalità (e del Capo), o meglio delle personalità, appartenesse all’altro schieramento. Ma non solo, evidentemente, ed evidentemente pure tra di noi c’è questa fregola un po’ penosa.
In ogni caso tengo a dire che ovviamente non ho nulla contro Fassino, idem dicasi per Serracchiani, Sassoli, Bersani, Cofferati, Violante e in generale i big in tour per queste elezioni, è stato un bene che siano passati da Biella, lo sforzo organizzativo per portarceli è stato ampio e meritorio, e sicuramente valeva la pena andarli a sentire. Ma sia chiaro che il futuro è nelle voci che si sono sentite ieri sera, e non all’ombra di Papà Gambalunga.
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I protagonisti del passato non realizzano il futuro, non succede e non succederà mai. Su questo è meglio avere le idee chiare.
Bravo Paolo, concordo con te . Anche i giovani ,però,dovrebbero partecipare più attivamente quando si discute del loro “incerto” futuro invece di presenziare ad ogni aperitivo o festicciola: a me sembra che subiscano passivamente la loro posizione di precarietà o che siano gli adulti in dovere decidere o discutere per loro.Ma che uomini nuovi ci saranno in futuro???