All’ennesimo giorno consecutivo di lamentazioni sui giornali, non so voi ma io ne avrei abbastanza, grazie. Per quelli di voi che non masticano le faccende della politica biellese, si era parlato della possibilità che la Lista Bresso, alle imminenti regionali, si presentasse anche a Biella. La Lista Bresso, come tutte le liste che nascono fuori dai partiti, serve a intercettare un certo tipo di elettorato. Nel caso specifico, quelli che voterebbero volentieri per la presidente uscente, ma non voterebbero così volentieri il Pd. Proprio per questo, nell’atto della sua costituzione, si era detto che avrebbe presentato persone estranee ai partiti.
Solo che, fino a qualche giorno fa, il prescelto biellese era Edgardo Canuto. Ex assessore delle precedenti giunte di centrosinistra, oggi consigliere d’opposizione, comunque un iscritto e un dirigente del Partito Democratico. Pidino in tutto e per tutto, altro che "estraneo". Uno, insomma, che pochi o tanti i voti al Pd li porta via, non li aggiunge, e infatti dopo estenuanti trattative torinesi da quella lista è stato cancellato.
Edgardo detto Edy non ha preso la notizia molto bene, e dopo aver fatto circolare urbi et orbi un sms di amareggiate e violente considerazioni sui modi stalinisti del piddì, da qualche giorno occupa le pagine politiche dei giornali locali con le sue lagne.
Che avrebbero anche un po’ rotto, sia detto senza offesa. Io non so con che criterio a Torino abbiano deciso di metterlo in lista, però so che fino a qualche settimana fa, a chi glielo chiedeva, Edgardo spiegava di volersi allontanare dalla politica, almeno momentaneamente, per dedicarsi a famiglia e lavoro. Cosa anche comprensibile, quando si è reduci da un lungo periodo al servizio della comunità (stiamo parlando del famoso assessore delle rotonde, nel caso ve lo stiate chiedendo). Ebbene, detto brutalmente, uno che c’ha i cacchi suoi non si candida alle regionali. A meno che non intenda la sua candidatura come "di servizio": concetto, questo del sacrificio personale quando sono in ballo posti di Governo o di sottogoverno, che avrebbe anche un po’ tritato i cabasisi.
In ogni caso, come dirigente del partito non era indicato. E la sua presenza in quella lista ha scatenato accuse incrociate tra i vari leader del Pd, in un momento come questo in cui davvero non ce n’era bisogno. Certo, lui si giustifica dicendo che bisogna intercettare il voto moderato. Ebbene, non c’è nessun altro a parte un ex assessore del Pd che possa farlo? Possibile?
Infine, un elemento di giudizo che nessun giornale ha avuto il pelo di tirar fuori. Sbagliando, perché se si vuole iniziare una rissa poi bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo. Dicevo prima, Canuto è consigliere di minoranza, in Comune. La sua partecipazione alla vita del Consiglio in questi mesi? Non pervenuta. Non viene, o se viene resta pochi minuti, a volte parla o più spesso non dice nulla, poi se ne va. Idem nel Pd. Negli scorsi mesi ci sono state decine di occasioni in cui avrebbe potuto partecipare, e dire ai suoi colleghi cosa c’era che non andava. Io vado praticamente a tutte le sedute del Consiglio, e nelle assemblee di partito ci sono sempre. E non sono neppure un ex assessore, per dire. Ma Canuto me lo sono proprio perso: può darsi ritenga di non avere spazi, ma non è con l’assenza che li guadagnerà.
Se vuole fare il consigliere, inizi in Comune, dove gli elettori gli hanno assegnato un mandato. Altrimenti la smetta di scocciare.
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Amen.
mammina
Capirai, Canuto…
A.
E’ comunque una roba inguardabile, caro A.
ES
una sorta di rebus:
non sai se fa più danni essendoci o non essendoci…
A.
Non desidero difendere Canuto, che non ha sicuramente bisogno del mio intervento, però, una cosa è certa: Canuto è stato un dirigente del PD ma oggi non lo è più….. insomma è un semplice iscritto. Se questo ha un significato, nell’analisi, per lo più corretta ed adeguata alla situazione, occorre aggiungere qualche riflessione sul perchè è avvenuto questo disimpegno dal partito e occorre chiedersi anche perchè sembrano in molti a volersi disimpegnare. C’è qualcuno che suggerisce a chi non è d’accordo con queste scelte del partito biellese di lasciarlo subito. Non capisco bene cosa sottintendano costoro, se dunque il PD non è la casa di tutti quelli che hanno creduto al sogno del Lingotto, oppure se è in corso una battaglia autolesionista di "purificazione" dei dirigenti. Per me una sola cosa è certa: non c’è una ragione che sia una per fare un passo indietro rispetto a quel progetto. E a tal proposito ricordo la frase di Moro ripensandola in funzione del PD:" Io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e di alternativa, per impedire che della D.C. si faccia quello che se ne fa oggi".
Diamoci appuntamento dopo le regionali per verificare in modo serio la condizione del PD biellese.
Riccardo
Dov’è il PD? Non ho mai visto una maggioranza così incapace, bugiarda, truffaldina e senza etica. Non ho mai visto una maggioranza così vulnerabile, eletta senza motivo e incapace di pensare al futuro, di fare progetti e di iniziare nuove imprese. I cittadini parlano di una sensazione di grigio e di totale assenza della cultura.
Dov’è il PD? Non è solo una questione di assenza, è una totale incapacità di comunicare ad una gran parte della città che è ora di ribellarsi, di uscire e di manifestare. Che il sindaco Gentile è bocciato e che non è sufficiente esporre nelle bacheche "promosso", per nascondere tutte le bugiardate e le sciocchezze fatte da lui e dai suoi pessimi assessori, incompetenti conquistatori di poltrone.
Dov’è il PD, questa maggioranza sembra un centro per freccette, svegliaaaaa!
F.F.
A F.F.. Lo so, è faticoso e spesso anche una pena, ma se ti leggi i giornali capisci dov’è il PD, e dove sono i suoi dirigenti e i pubblici rappresentanti; magari se accogli l’invito di Paolocoss ad andare in piazza Santa Marta a sentire Santa Mercedes, qualcuno lì lo trovi e glielo puoi chiedere direttamente dov’è e cosa sta facendo. Potresti trovarci anche anche il segretario Valenti, quello dei cammelli di Paolocoss, che giusto sabato si è sfogato con quel cialtrone di giuliano ramella, che non ha replicato e forse non replicherà perchè condivide il principio secondo cui non è giusto che il giornale/giornalista abbia sempre l’ultima parola, ma soprattutto perchè una replica guasterebbe l’irresistibile effetto comico, e l’esemplare riproposizione di metodo dialettico, del valente segretario pidista biellese. Roma brucia ? Nerino pizzica le corde dell’orgoglio di partito e vagheggia un quarto stato sul suv che marcia compatto e concorde dietro a mercedes brenz. Qualcuno osa scrivere che c’è puzza, e che i miasmi si sentono anche fuori anzichenò ? E’ un furfante disinformato che lavora per il re di prussia, getta fango su persone perbene e, oggettivamente, porta "fieno alla cascina della destra". La quale destra c’ha un condominio e del fieno non sa che farsene finchè gli arrivano queste cotolette della sinistra. Qualcuno ha definito questo metodo stalinista, altro più acculturato ha evocato zdanov confondendo la merda col risotto. Il risultato, per chi riesce a riderne, è uno spasso.
gram
A me non riesce di capire alcune cose, e forse tu Paolo mi puoi aiutare a capire. Se non sbaglio, una grossa frattura si è creata nel Pd nel momento in cui si è votato per le quote rosa e, se ho capito bene, la parte moderata, uscendo sconfitta in questa votazione, ha deciso di ritirarsi sull’Aventino, ritirare gli eventuali candidati alle primarie e non presentarsi del tutto alle primarie. Non ne capisco sinceramente il motivo. Se anche questa parte del Pd si fosse sentita penalizzata da tale scelta, ritengo che in primo luogo per "senso civico e di partito" vadano accettate le decisioni sebbene obtorto collo, in secondo luogo avrebbero comunque avuto la possibilità di far scegliere all’elettorato un candidato "donna" della loro area.
In questa situazione è vero che i candidati prescelti rispecchiano una parte più a sinistra del Pd, ma è pur vero che è inutile che i moderati si lamentino di non essere rappresentati se sono stati loro stessi ad auto-escludersi.
Questo chiaramente tira in ballo il problema di Canuto. E’ chiaro che, in una situazione fratturata come questa, forse più che portare via voti alla sinistra, potrebbe portarne di nuovi da parte dei moderati, ma purtroppo tutto ciò non è che il frutto di una brutta contrapposizione che sa di interessi singoli anteposti a quelli di partito.
Con una sola triste conseguenza: gli unici che ne guadagneranno davvero saranno gli avversari.
Correggimi se sbaglio…
Grazie, a presto.
Silvia
Vedi Silvia,
abbiamo voluto le primarie praticamente tutti, ma le indicazioni regionali prevedevano la rappresentanza di genere e la garanzia del pluralismo nella lista. Invece di concentrare il dibattito su regolamento sulla questione di genere, occorrerebbe capire perchè non sono state inserite le garanzie sul pluralismo interno e soprattutto perchè sono state inseriti meccanismi per la candidatura alle primarie in modo da trasformarle, in realtà, in "secondarie", non in funzione dei singoli che avrebbero potuto proporsi, ma delle indicazioni delle correnti. Avrei voluto vedere molti candidati, assessori uscenti, consiglieri comunali o provinciali, senza che ciascuno di questi dovesse raccogliere da 60 a 120 firme in 4 giorni rispetto alle sole 1783 persone che sono poi andate a votare. Ti faccio presente inoltre che l’unica donna che si è presentata e che pertanto si è autoproclamata candidata del PD alle regionali, ha preso solo 134 preferenze pari al 7,63% dei 1784 partecipanti. Tutto ciò senza che lei si sentisse in qualche modo toccata dalla questione del pluralismo e dal fatto che forse sarebbe stato meglio non avere una candidata alle primarie, in modo da lasciare la decisione in capo a tutti i dirigenti del partito. Lei e quei dirigenti che le hanno sottoscritto la candidatura "bulgara", depositando la candidatura stessa all’ultimo minuto dell’ultimo giorno disponibile, hanno deciso per tutti approfondendo quel solco già aperto nell’assemblea provinciale, mentre vi era uno spazio di riflessione ancora aperto e che Gianfranco Morgando ha inutilmente cercato di portate a buon fine in questi ultimi dieci giorni. Le responsabilità di chi è salito sull’Aventino sono evidenti, ma anche quelle di chi ha voluto forzare una situazione già difficile.
Abbiamo voluto non fare politica ma cercare di ingabbiare le cose con i regolamenti, dimostrando ipocrisia e approccio burocratico. Spero veramente che il nostro unico "vero" candidato Ronzani non ne sia penalizzato in questa breve e difficile campagna elettorale.
Uno che è stato in mezzo ai litiganti a guardare allibito…. Riccardo
La vicenda di Canuto è surreale, come la pittura di Magritte
Qualcuno aveva pensato al PD come ad una forza capace di operare una sintesi tra le culture politiche popolare e socialista, e di costruire su questo base una politica moderna e pragmatica, capace di dialogare con la società, di aprirsi alla partecipazione, di cogliere le questioni –grandi e piccole, globali e locali- del nostro tempo.
Qualcuno aveva immaginato che la “nuova stagione” –ricodate?- sarebbe stato un momento di appassionante elaborazione culturale, di puntuale lavoro nei territori.
Qualcuno aveva creduto in una fase di vero rinnovamento, non una semplice rinfrescata alla carta d’identità, non una logora cooptazione, non una forzosa promozione di delfini in squali.
Qualcuno aveva confidato in un effettivo cambiamento, interpretato da figure rappresentative selezionate democraticamente in un ampio processo di partecipazione, che avrebbe colmato il ritardo della politica in fatto di rappresentanza giovanile, femminile, meritocratica.
Invece –ahimé, ahinoi- le cose sono andate diversamente.
Fatto il PD (si chiama Partito Democratico, DEMOCRATICO non dimentichiamolo!) i gruppi dirigenti si sono rinchiusi nelle loro stanze ad affilare le armi per la resa dei conti.
Addio programmi, idee, progetti, addio partecipazione, addio rinnovamento, addio politica, almeno se non la si intende come la disegnava Rino Formica (“La politica è sangue e merda” sentenziò il commercialista di Bari).
La battaglia campale –come è noto- ha visto il “trionfo” (si fa per dire) della componente ex-diessina.
Pazienza se la guerra ha seminato lungo la sua marcia una serie di cadaveri (da Prodi a Veltroni passando per Soru e dintorni), ha restituito un partito logoro e perdente, ha consegnato le chiavi del paese e delle realtà locali alla destra.
Pazienza se il gruppo sconfitto sta meditando una plateale uscita verso l’inesistente terra promessa del “grande centro”, in barba alla vocazione maggioritaria, al partito plurale, alla democrazia dell’alternanza.
Il PD doveva essere la grande novità della politica italiana, un partito moderno e dinamico, una forza capace di guardare al futuro.
E’ invece diventato il simbolo di un assurdo ritorno al passato, di una patetica rincorsa alle identità smarrite, di una ridicola celebrazione di piccoli narcisismi personali.
Pare che per i gruppi dirigenti la forza del partito conti davvero poco.
L’importante sembra sia affermare il proprio predominio sul partito o –meglio- su quello che ne resta.
Andando avanti così temo che narcisismo, nostalgia identitaria ed autorefenzialità troveranno davvero il terreno più congeniale per affermarsi.
Nel PD (il Partito Democratico, DEMOCRATICO ricordate?) rimarranno davvero in pochi…
EN