Come usava dire Alfred Hitchcock, uno che sul cinema un paio di cose le sapeva, se giri un film a Londra nella prima scena mettici il Big Ben. La Tour Eiffel se sei a Parigi, il Colosseo se sei a Roma, e così via. Banale, ma vero.
A proposito di questo post, e dei film hard che i suoi produttori, con la complicità di un giornale biellese, hanno spacciato a tema locale, a partire dai protagonisti, uno degli elementi che dovrebbero subito mettere in discussione la veridicità dell’ambientazione è proprio la mancanza di oggettivi riscontri con elementi paesaggistici locali.
Chiunque, nei panni di produttore e regista di un porno amatoriale che deve tutta la sua forza commerciale (quella interpretativa no di certo) alla capacità di solleticare gli abitanti di un piccolo territorio, curiosi di sapere se la buzzicona che si fa frullare i pertugi è proprio quella signora del terzo piano apparentemente così pia, si porrebbe innanzitutto il problema di contestualizzare l’opera. Chessò: nel caso del Biellese, uno scorcio del ricetto di Candelo, un pezzetto di Battistero, un angolo di prato delle Oche.
In "Letti bollenti nel Biellese", il precedente film con protagonisti amatoriali garantiti come autoctoni della Edizioni Valentino, strombazzato dalla Provincia tanto quanto l’ormai imminente "Le calde vicine di Biella e Cossato", non vi è nulla di tutto questo, ogni scena è rigosamente girata in interni. Vuoi almeno metterci Tizio che suona il campanello per salire dall’amata, in una via riconoscibile? Macché. Anche perché, a esser maliziosi, se vi fossero elementi contestuali, non sarebbe più possibile vendere lo stesso film in altre città, stampando di volta in volta copertine nuove su cui scrivere "Letti bollenti a Rovereto", "a Cecina", "a Latina" e così via. Stesso motivo per cui gli orridi interpreti trombano, cosa che rimane essenziale, ma quasi sempre in silenzio, in modo che non vi siano accenti riconducibili a differenti location geografiche difficili da spiegare.
Ne risulta che, guardando oltre il tono faceto di questo e dell’altro post, chi mette in piedi operazioni del genere è un bandito, lo dico nel remoto caso che forze dell’ordine o autorità giudiziarie leggano Popolino. Si configura il reato di truffa? Non saprei, ma chi vende insaccati non ben identificati come se fossero a denominazione di origine controllata finisce in tribunale, e per come la vedo io dovrebbe valere per ogni tipo di salume. Quanto allo spazio che certi giornali concedono senza verificare, accecati dalla fregola (non genuinamente fisica, ma biecamente commerciale), forse non è un reato, ma di certo è un attentato alla deontologia professionale, che nel caso dei giornalisti è già messa abbastanza male. Prima di mandarvi a casa dalle vostre famiglie al termine della predica lasciatemi aggiungere che là fuori è effettivamente pieno di persone morbose, che rallentano per sbirciare gli incidenti stradali e si ammazzano di pippe: ma allora perché spendere soldi in dvd tarocchi, quando sarebbe molto più proficuo farsi una Adsl, godersi il porno gratuito che c’è in rete, sufficiente a farsi venire una scanalatura alla mano, e sostenere così la new economy? Certo, stiamo parlando di gente forse un po’ stronza, ma anche chi la incoraggia con in tasca la tessera di un ordine professionale ha scelto un modo abbastanza squallido di guadagnarsi da vivere. La messa è finita, ora passiamo al filmato che vedete qui in alto.
Nello spezzone che ho appositamente pubblicato su YouTube in tutta la sua abbacinante bellezza, il regista Steve Morelli, che non è un pirla qualunque ma uno del mestiere ben noto agli appassionati del genere, non solo infila uno scorcio del Duomo di Biella nella carrellata d’apertura, ma passa addirittura i primi cinque minuti e mezzo a farci fare un completo tour della città, comprendente via Italia, palazzo Oropa, la Funicolare, i portici del Piazzo (no, la protagonista non stava venendo a casa mia), chiundendo con una dissolvenza finemente simbolica sulla torre di palazzo La Marmora, visibile dai giardini di palazzo Ferrero. Uno straordinario spottone a favore del turismo in zona, insomma. Grazie, Steve, chissà se dopo l’uscita del film i dati dell’Atl hanno avuto un’impennata (i dati e non solo quelli, vabbè).
Il film si intitola "Residence – I peccati di mia moglie" (c’è addirittura una scheda corrispondente nell’Internet Movie Database, altro che "Letti bollenti"), distribuito sul mercato internazionale come "Hot residence", e soprattutto, come riportano correttamente i credits finali, gli esterni sono stati girati a Biella, mentre gli interni a Budapest, l’Hollywood del porno europeo. Gli attori sono tutti professionisti, e purtroppo per i patiti delle ragazze della porta accanto con Biella non c’entrano una mazza. Il filmone in questione è uscito nel 2001: se mettete in pausa esattamente allo scoccare del minuto terzo, noterete che la protagonista di questa scena paga con un biglietto da diecimila lire una spremuta ordinata da un tavolino del dehor di Cossu e non consumata.
Nella lunga sequenza d’apertura ognuno può giocare a cercare di riconoscervi il tale portone, il negozio o l’elemento architettonico di grande pregio caratteristico. Se invece vi interessa il resto del film, inframmezzato qua e là da altre diapositive della nostra cittadina, lo trovate su eMule, senza problemi. Non è nulla di che, ma è pur sempre meglio di "Letti bollenti".
All’epoca della sua uscita vivevo a Milano e non leggevo giornali locali, ma mi hanno detto che "Hot residence" non ha mancato di sollevare il polverone di prassi in questi casi. Una simile prelibatezza non poteva infatti sfuggire agli attenti cronisti locali, la cui vita so per diretta esperienza essere oltremodo noiosa.
Io stesso, con la complicità di quel personaggio a metà tra mito e leggenda che corrisponde al soprannome di Max Felix, negli anni Novanta avevo realizzato tutta una serie di interviste con le pornostar che lui richiamava come ospiti della sua videoteca hard: lungi da me qualsiasi moralismo bacchettone, quindi. Era stato un periodo molto interessante: una notte conobbi Selen e il bizzarro marito, che sfoggiava il simbolo della Lombardia tatuato in fronte, e tentava di farsi una carriera politica nella Lega di Umberto Bossi (senza fortuna, immagino, perché non ne ho più sentito parlare). Ricordo un servizio, in particolare, realizzato con la bellissima Deborah Wells (qualcuno la ricorderà in Nirvanal, diretta da Bandinelli), una ciucca clamorosa presa dopo esserci barricati nel camerino di un night dopo un suo spettacolo, e una formidabile foto in cui, nuda, si copriva le parti sensibili tenendo in bella vista una prima pagina della Nuova Provincia.
Max appese con molto orgoglio la foto di Deborah in vetrina, e De Nuzzo mi chiese di fargliela togliere perché la Provincia era stata sin troppo chiacchierata. Ieri ho visto l’ultimo numero del giornale in questione, per cui così a lungo ho lavorato: contiene un altro marchettone ("Esclusivo – Ecco la biellese protagonista del video hard") sull’ormai prossimo dvd della Edizioni Valentino, utile a coloro che vogliono dare la caccia alle misteriose attrici (gli attori no, per dire il maschilismo neanche tanto nascosto). Vedendolo, mi sono infine reso conto che la gente cambia, ma mica tanto, e non sempre in meglio.
Ma è bellissimo!!! Per un attimo ho davvero pensato che fosse uno spot per promuovere il turismo nel Biellese…
Eccezionale! Davvero!
Ma non era di Mario Salieri sto film???
XD umbo
Certo che voi biellesi siete "una storia a parte"…
boh, di certo non è dell’altro regista che termina anche lui in …eri
Come ho fatto a perdermi un simile capolavoro? Corro a cercarlo.
Sarebbe opportuno far sapere a De Nuzzo, anche se presumo che, date le innegabili qualità giornalistiche, che esprime lo sappia benissimo da solo
facendosi un giro su internet e mettendo come chiave di ricerca "accompagnatrici biella" un paio di signorine che,opportunamente pecettate, confermino i suoi articoli, non dovrebbero essere difficili da trovare…
A.