Come giustamente ha fatto notare qualcuno nei commenti a questo post, in cui drammaticamente annunciavo che su questo consiglio comunale non avrei fatto il pagellone come accaduto la volta scorsa, i voti sono un genere giornalistico becero ma autonomo, nato sulle pagine dei quotidiani sportivi. Per quanto Lippi si ostini a negare, scatenano un meccanismo irresistibile per cui sono la prima cosa che si va a vedere il giorno dopo: e se il voto è basso, lo scazzo è grande.
Per restare nella metafora sportiva, la compilazione della pagella necessita di poche misere condizioni, ma di una assolutamente fondamentale: in campo ci dev’essere la partita. Ieri non è successo: una squadra è scesa in campo, l’altra a malapena ha fatto il riscaldamento.
Se le cose andranno come sono andate finora, infatti, la responsabilità di questa amministrazione potrà essere ripartita senza grandi resti tra poche persone: il sindaco, in quanto elemento fantoccio che si attira gli spilloni come una bambola voodoo, l’assessore Delmastro, per la sua frenesia di mettersi in prima fila a prendersi le prebende ma pure i manrovesci, ieri in sonno come un massone qualunque, e l’assessore Mello, nel ruolo del ragno al centro della ragnatela.
Degli altri, nessuna notizia. Gli assessori parlano solo quando la seduta li riguarda. E quindi, quasi mai, visto che una buona fetta di deleghe è in mano a Mello. I consiglieri sono un po’ come quegli stranieri dell’Inter che Moratti compra a dozzine in ristoranti in cui evidentemente i pakistani vendono quelli anziché le solite rose. Ogni tanto li vedi spuntare dal tunnel, fare stretching, ma poi si siedono in panchina e se non hai una vista aquilina non riesci neppure a leggere il nome sulla maglietta.
Ieri, come nelle volte precedenti, non hanno aperto bocca: tranne uno, Andrea Venier, già gestore di locali notturni e sostenitore di una nuova rinascita della movida biellese. Ha preso la parola per dire che è nuovo della politica, non ci capisce niente, e che interverrà quando ne saprà di più. Giuro.
Per coerenza, avrebbe quindi dovuto astenersi dal votare. Non so lui, ma io non rispondo neppure ai sondaggi telefonici se non ho ben chiari tutti i dettagli. Figuriamoci votare un bilancio comunale. Ovviamente, lui e i suoi colleghi di maggioranza questo problema non l’hanno focalizzato, e da bravi cagnolini hanno alzato la zampa quando è stato detto loro di farlo.
Ecco, nell’elenco delle cose che mi piacerebbe fare se scrivessi ancora per un giornale biellese – e se ci fossero differenti giornali biellesi su cui scrivere – è raccontare questo: di gente che è stata votata, e che va in consiglio ad approvare cose su cui per sua stessa ammissione non sa un cazzo. Lo scriverei, e se gli elettori della destra fossero un po’ meno grossolani – ma giusto un filo – dopo un po’ fossi in loro andrei a sollevare un paio di queste anime belle per il colletto, e chiederei loro conto di quel che hanno ratificato. Che poi uno può dire: anche quelli di sinistra. Può darsi, ma mica tanto. Io, una simile invasione di improvvisati non l’avevo mai vista: questi dovrebbero essere concertisti, ma purtroppo li hanno presi dal giro del karaoke.
Tanto, si sa, decide il capo, tutto il resto è noia. E il capo, Mello Rella, due numeri li fa pure vedere. Come Dieguito, entra in campo e fa due giochetti col pallone. Ma è troppo poco per giustificare un voto: il giocatore lo si vede quando un terzino gli morde i garretti, non quando palleggia due stronzate.
Mi spiace rinunciare alla valutazione, anche perché dall’altra parte qualche bella giocata si è vista.
Canuto, ad esempio, lui non viene semplicemente in consiglio. Lui fa irruzione: “fermi tutti, questo è un Edgardo”. Getta lo scompiglio, e poi se ne va. Non lo vedono a una riunione da mesi: sarà anche pieno di impegni, ma visto che si comporta come uno che vuole candidarsi alle regionali, nel caso poi qualche ritaglio lo dovrà trovare.
Mottino, che si fa tanta premura di prepararsi cose documentate per i suoi interventi, viene sempre zittita, interrotta, insultata dal gregge di pecoroni, in quest’ultima occasione riuscendo a trovare anche un paio di buone battute per zittirli. Io ne consiglio una, quando si viene interrotti: “Assessore, sua madre si è poi sposata?”. Funziona sempre.
Bene Presa e Raise, due mediani di quelli di una volta, poca tecnica e tanto fiato. Raise è al terzo dan di glottolalia e grammelot: e usa frequenze così basse che nel tempo libero registra i playback del baffo dei Ricchi e Poveri. Presa li prende per sfinimento. Non chiedetegli mai che ore sono che se no lui attacca a spiegarvi il sistema della raccolta differenziata nell’area di Greenwich.
Si conferma Possemato, che tira in ballo a sorpresa Sandro Delmastro lasciando per un attimo di stucco l’aula grigia ma non sorda. Simone l’ho in parte perso, perché mentre parlava sono andato a cercare una graffettatrice per pinzarmi i coglioni e restare sveglio. L’ho poi trovata, per fortuna: c’è gente che ascoltando interventi così poi non si è più svegliata.
Favero eccellente, secondo me, ha parlato di persone e di problemi veri, e ha pure cercato la gazzarra: brava, il Popolino vuole il sangue.
Barazzotto, come Platini, gioca senza uscire dal cerchio di centrocampo. Bei lanci, alla fine non è neppure sudato, e proprio per questo sarebbe capace di andare avanti per ore, se non fosse che il custode sta chiudendo lo stadio e i compagni di squadra sono già a casa con le mogli. Purtroppo non le trovano perché sono ancora tutte allo stadio ad applaudire Barazzotto.
Pietrobon. Roberto, lo dico perché un po’ ti conosco, accetta un consiglio: vai da un logopedista. Ma da uno bravo. Che stia parlando con suo figlio, ordinando un caffè o cazziando l’assessore/coiffeur Gaggino, urla sempre come un lamantino nella stagione dell’accoppiamento. Al mio vicino di balconata stavano saltando le otturazioni, per i decibel, un altro si è bucato i timpani con l’antenna del cellulare solo per avere un po’ di sollievo. Confonde l’arte oratoria con l’arte di vendere i branzini al mercato del pesce di Chioggia, però a volte c’ha dei polipetti che sono un burro.
(E pure stavolta, se non è pagellone poco ci manca. A Gentile richiesta)
E adesso chi lo sente Pietrobon? Quello è permaloso da morire, ti attacca una pippa che non finisce più.
“Assessore, sua madre si è poi sposata?” non è male. Chissà se gli basta una legislatura per capirla.
Mi dicono che Popolino è stato pure citato direttamente, ieri, e che Gentile sindaco ha chiesto di poterlo conoscere. Attenzione…
Tranquillo #1 il permaloso Pietrobon non se la prende anche perchè ne ha già discusso con Popolino delle rispettive arti oratorie e, a ciascuno il suo…
Detto questo, deludendo #1 e Popolino, essendo vegetariano non mi capiterà mai di vendere polipetti al mercato!
rp
Splendido, splendido.
quella dell’assessore : voto 10 !
ma dove l’hai presa? Vale tutto un pezzo!
vittorio
(Iniziano a esserci troppi Vittorio tra i commentatori di questo blog, poi uno non capisce più niente)