In seguito a una conversazione privata con mc, commentatore ricorrente di questo blog, siamo giunti a un’analisi politica di sconvolgente chiarezza, che ora mi premuro di illustrare.
Tutti questi anni a spaccarsi la testa per capire Berlusconi, e lo strapotere mediatico, e la P2 concretizzata, e la libertà d’informazione, e il conflitto d’interessi, e i fondi di misteriosa provenienza, e il sovvertimento delle istituzioni, e tutta quella roba lì.
Poi, finalmente, viene fuori quello che a Berlusconi interessa veramente. Una roba così evidente che quasi stava per sfuggire a tutti. A Berlusconi interessa la fica. Punto.
In tanti anni, l’uomo ne ha dette di tutti i colori, ma su una sola cosa non si è mai contraddetto, e questa cosa è la fica. Gli piace, la apprezza, la brama, la compra in grandi quantità e non gli basta mai.
Con la fica si governa, se si dispone di abbastanza fica si può convincere un Paese intero a desiderarla, o a desiderare di esserlo. La fica è tutto, ontologicamente parlando tutti veniamo dalla fica, la fica è l’origine e il mistero universale per eccellenza. Non è semplice pulsione: ci si può fare una lectio magistralis, sulla fica, la fica è immanenza e trascendenza, la fica è alfa e omega.
Una volta, nei cessi degli autogrill, anonimi pensatori scrivevano: "chi ama la figa metta una riga". E infatti i cessi pubblici erano pieni di righe. Berlusconi ha semplicemente spostato la domanda dentro la cabina elettorale.
La fica, letteralmente, è il vero partito trasversale.
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l’analisi politica è molto seria ed apprezzabile, credo però che il silvio diventerà cieco a forza di provare a farsi seghe.
nei bagni di montecitorio pare campeggi un bel “chi ama la figa si tira una riga”
Il potere come prosecuzione della ricerca di fica con altri mezzi, oppure come sublimazione dell’ossessione fichesca?
EN
come faccio a nn darti ragione…
alberto.
Mi permetto di occupare un po’ di spazio con una citazione che secondo me è in tema e vale la pena di leggere: “Orfeo col suono della lira si tirava dietro anche le piante e gli animali. Il mito simboleggia il raggiungimento completo della suggestione musicale totale, come forza che attrae tutto ciò che può essere musicabile. Il fenomeno ha dato luogo a qualche creazione letteraria. Guy de Maupassant ha scritto un poemetto in cui una donna, “il sesso”, attrae a sé tutte le creature viventi, che la seguono inconsciamente, così come seguirebbero un santo o un apostolo che avesse saputo trovare la parola più semplice che ne scuotesse l’animo fin dalla radice.
Con le dovute limitazioni, ciò succede con l’attrice Lyda Borelli. Questa donna è un pezzo di umanità preistorica primordiale. Si dice di ammirarla per la sua arte. Non è vero. Nessuno sa spiegare cosa sia l’arte della Borelli, perché essa non esiste. La Borelli non sa interpretare nessuna creatura diversa da se stessa. Ella scande semplicemente i periodi, non recita. Perciò preferisce le opere in versi; e predilige Sem Benelli, il quale scrive per la musica delle parole più che per il loro significato rappresentativo. Perciò anche la Borelli è l’artista per eccellenza della film, in cui lingua è solo il corpo umano nella sua plasticità sempre rinnovantesi.
L’elemento “sesso” ha trovato nel palcoscenico la sua moderna possibilità di contatto col pubblico. E ha rapinato le intelligenze. Il caso Borelli, se può essere bello per chi lo suscita, non è certo confortante per chi vi si lascia prendere. L’uomo ha lavorato enormemente per ridurre l’elemento “sesso” ai suoi veri limiti. Lasciare che esso di nuovo si dilati a discapito dell’intelligenza è prova di imbestiamento, non certo di elevazione spirituale”.
Antonio Gramsci, 16 febbraio 1917
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