Una volta, se scrivevi cose ritenute interessanti, i giornali ti assumevano, e ti davano un interessante stipendio. Poi hanno smesso di assumere, e sono passati alla collaborazione, col compenso a pezzo. Ad un certo punto hanno preso a cercar gente a cui piacesse scrivere, che volesse farsi un po’ di esperienza, e che fosse appagata dal solo fatto di esser pubblicata, senza neppure un rimborso spese.
Ora la nuova frontiera è il copiaincolla da internet: Repubblica e il Corriere lo fanno tutti i giorni, quando prendono un contenuto dalla rete, non citano la fonte e ci mettono a fianco la pubblicità del Nissan Qashqai, su cui realizzano i loro profitti.
Giuliano Ramella l’ha fatto sulla Provincia, nell’ultimo numero della rubrica "La paga del sabato", che è sostanzialmente composta di virgolettati presi da questo post di Popolino, senza citare la fonte, l’indirizzo del sito e l’autore. Questo non è affatto un blog anonimo, basta cliccare sull’immagine a lato per trovare nome e cognome, una foto che dicono non mi assomigli e una breve biografia. Anche la firma Paolocoss basterebbe, come indizio, ma tutte queste cose in realtà a Ramella non servono, perché le sa già: qui c’è già venuto, ha partecipato a discussioni ed è stato anche l’oggetto di una di esse.
Scrivere "fonte: Popolino" quindi non basta, come accredito, né mi consola che la mia roba sia citata sulle pagine della Provincia: vi ho lavorato per sette anni, so benissimo di che tipo di soddisfazione si tratta.
Che sia problematico farsi pagare il giusto dalla Provincia è perciò una cosa che già ho presente, e molto bene. In questo caso era sufficiente essere un po’ più ligi alla deontologia e alla banale correttezza professionale, senza scomodare il libretto degli assegni dalla tasca.
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L’avevo visto e mi stavo giusto chiedendo cosa ne pensassi. In effetti avendo Ramella “citato” a mani basse, la fonte andava indicata un po’ più chiaramente. Per non parlare del fatto che se adesso i giornali devono leggere Popolino per sapere cosa succede, e i lettori comprano il giornale per leggervi cosa scrive Popolino, come corto circuito non è niente male.
Mamma mia che squallore. Anzi, signora mia che tempi… pensi un po’, questi blogger alfieri del libero pensiero e della condivisione vogliono pure essere citati da quelli che scrivono nei vecchi media e che sono pagati per farlo. E via con bla bla bla delle stronzate.
Per quanto riguarda la rubrica in questione è curioso che negli ultimi 15 giorni GR abbia trovato ispirazione ben due volte da altrettanti apprezzati blog: proporrei di rinominarla “La paga me la danno i blogger”
Rispondo a #2, ovviamente utente anonimo.
Caro #2, un blogger può essere alfiere del libero pensiero e della condivisione. Può esserlo, non è dovuto. Il signor Ramella, invece, scrive sotto compenso. Può essere altrettanto alfiere del libero pensiero, ma è tenuto a rispettare una deontologia professionale che, come emerge dal tuo polemico commento, ormai è sempre più relegata come una questione di quart’ordine. Popolino è uno strumento d’opinione, talvolta estremamente valido, altre un po’ fumoso, ma ciò non toglie che se un giornalista, sia esso collaboratore o direttore, decide di far sorridere i propri lettori pubblicandone ampi stralci su un bisettimanale, quantomeno sia corretto nel citarne la fonte. Anche, non ultimo, per favorire il concetto di condivisione che citi con sarcasmo.
f.ce.
Sono il #2, e volevo chiarire che il mio era un commento ironico. Cioè, che con questa cosa della libertà in rete molti giornali ci marciano, almeno finché non tocchi i loro, di contenuti, in caso contrario sono capaci di farti pesare persino il sacrosanto diritto di venir citato. E aggiungo che Paolo è un giornalista, e quindi non voglio dire “a maggior ragione”, ma ci siamo capiti.
Comunque, evidentemente mi sono spiegata male, mi spiace per l’inconveniente.
Mercoledì, mi perdoni Walter Benjamin, provvedo. Ma qui qualche precisazione. A Paolocoss: non ho citato il giornalista Paolo Cosseddu nè Popolino come “testata” per la banale ragione che lo scritto virgolettato era del politico Cosseddu, si riferiva ad un congresso di partito di cui Cosseddu è fra i protagonisti e svelava un modo nuovo e diverso (e magari anche condivisibile) di fare macelleria politica; ho ritenuto sufficiente citare Popolino come “fonte” per chi fosse interessato a sghignazzare, o a soffrire, di più e meglio sulle magnifiche sorti e progressive del pidì biellese; credo, chiarito quando Cosseddu è Jeckill e quando è Hyde, che le lezioni di deontologia e di correttezza professionale debbano essere riservate a cose più serie, o comunque pertinenti. A #3: per il grande fratello che governa il mio giornale io sono un CES, significativo acronimo di Collaboratore ESterno, di quelli impagati e forse impagabili di cui ci si può liberare tirando lo sciacquone; “la paga me la danno i blogger” l’assumo come auspicio e accetto offerte anche di modesta entità. Agli altri che scrivono vedano quanto sopra e prestino più attenzione a quanto, e quando, e perchè, scrive il loro/nostro beniamino, evitando di confondere la trippa con il caviale e il Cervo con il Volga. Saluti belli, gr.
Vorrei dire di aver capito. Vorrei davvero. In ogni caso, il giornalista Cosseddu, il politico Cosseddu, come dire: Miguel son sempre mi. E le fonti si citano correttamente, Ramella, specie se la fonte della notizia è anche il soggetto della notizia, anzi a maggior ragione: puoi fare tutte le supercazzole del mondo ma non cambieranno questo semplice fatto, comprensibile anche a un bimbo. Tu sei bello cresciuto, e quindi. Detto questo: pace, risparmia pure il signor Benjamin. Diciamo che se avevi bisogno di chiarimenti (io non credo, ma va a sapere), ora li hai avuti.
Ok, chiarito l’inconveniente. Anch’io mi sono scaldato probabilmente più del dovuto. Per inciso, però, Paolo non è un giornalista, e ne va fiero
stay tuned
f.ce.
E comunque si scrive Jekyll.
Fav1
Un momento. F.ce., ci deve essere stato un fraintendimento. La mia posizione nei confronti dell’Ordine è nota, ma lo è pure il mio mestiere. Lo faccio da – sigh – 17 anni, e non ho mai fatto altro. Lo dico per la cronaca.