Gli antichi romani, che erano molto saggi e fichi (ma sono anche tutti morti da un pezzo), usavano dire: si vis pacem, para bellum. Deriva dal libro III dell’Epitoma rei militaris di Vegezio: non ho idea di cosa sia, l’ho trovato su Wikipedia, ma in ogni caso la citazione si traduce con "chi vuole la pace, prepari la guerra".
E chi vuole la guerra? Eh, sono cazzi.
Supponiamo che la forte presa di posizione di Gianluca Susta di ieri sera sia un po’ come il passaggio del Rubicone, uno di quei gesti che una volta compiuti non è più possibile tirarsi indietro. Insomma, alea iacta est: Susta non è Cesare (anche se), ma da un certo punto di vista, come Cesare, sta tornando in armi dalla Gallia (Bruxelles, ma non sottilizziamo). Sa, o sospetta, che in sua assenza a Roma – pardon, a Biella – è in corso un complotto.
A Biella, infatti, come credo di aver illustrato a sufficienza, sono in corso i congressi dei circoli. Si andranno poi ad eleggere segretario nazionale e regionale, e si formeranno nuovi rapporti di forza che avranno un peso anche sul Partito Democratico biellese, e sulle sue prossime scadenze: eleggere un nuovo segretario provinciale, e stabilire i candidati per le regionali del 2010.
Chi già oggi siede in Regione – oltre che in Provincia – e a differenza di Susta passa una parte importante del suo tempo a Biella è Wilmer Ronzani. Così come Susta non è Cesare, Ronzani non è Gneo Pompeo Magno: però non è fantascienza ipotizzare che Ronzani miri a farsi un’altra legislatura in Regione, e che stia lavorando per realizzare questa ambizione. Ad esempio, capitalizzando la visibilità derivante dal ruolo di voce dell’opposizione nel suo incarico locale, quello di leader della minoranza in Provincia, mentre intanto aspetta che il congresso dia ragione al suo schieramento (Bersani).
Il pallino di Ronzani di questi ultimi giorni, nella sua attività politica, è stato quello di contrastare il progetto di costruire una diga sul Sessera: argomento sul quale si è speso e ha scritto molto.
Un fatto, quest’ultimo, che non si capisce bene cosa c’entri con tutto ciò che è stato raccontato prima. Un po’ come nel teatro classico, in cui le trame erano complicate e la pazienza del pubblico scarsa. Gli autori si erano allora inventati un trucchetto: il deus ex machina. Il concetto – mutuato dai greci – è questo: si prende un attore, lo si mette in cima a una gru (la machina), lo si veste dei panni di un Dio, ad esempio Zeus, lo si fa entrare in scena e in un minuto gli si fanno risolvere tutte le questioni della trama rimaste in sospeso, e si stabilisce il destino di tutti i protagonisti.
Mi è venuta in mente "la divinità che parla dalla macchina" perché stamattina, dopo un certo periodo di silenzio, Luigi Squillario ha rilasciato un’intervista al Biellese (on line solo una parte, ma basta e avanza), in cui dice "nessuno scaricabarile sulla diga" e viene definito "il più “antico” sostenitore delle dighe nel Biellese".
Certo, Squillario non è Zeus, però…
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Sei in gran forma. Smagliante.
Per restare nella metafora, mi chiedo se il pubblico è soddisfatto della messa in scena.
Squillario non è Zeus perché il monte Mucrone non è l’Olimpo, e in cima non vi è un pantheon di divinità. Il Pd biellese risponde più alle caratteristiche di una religione monoteistica.
Però la storia inizia da un triumvirato, e quindi chi sarebbe Crasso, Valenti? Plausibile, infatti è il primo a lasciarci le penne.
Provaci ancora Sam…….
Per fare dietrologia ci vogliono anni di esperienza….. dovresti sapere che su determinati temi Zeus agisce in modo intellettualmente libero. Quando Cesare gli chiede aiuto lo fa in modo diretto, non per chiedergli di sostenere tesi che lui non condivide.
Non ricordi che Cesare è uno degli avversari storici delle dighe?
Le preoccupazioni di Cesare, che tu hai descritto in modo spassoso, hanno risvolti, forse meno insignificanti di quelli che immagini, che ritrovi sugli ultimi due numeri del Biellese e sulla bacheca di quel cavallo a dondolo che ciondola da una posizione all’altra.
Apperò, tra i lettori di Popolino c’è anche gente che ne sa, di storia romana.
ottimo, davvero in forma!
e mi è tutto chiaro tranne il “cavallo a dondolo”…
m.c.
p.s. Paolo, fa piacere notare come la “lectio bordonensis” sul deus ex machina sia correttamente seguita!
Sono per Marino e leggo Popolino.
Comunque: Dum Romae senatores rem consulunt Hannibal Saguntum expugnavit! e vai!!!!!