3 SETTEMBRE 2009

A Biella c’è poco di cui esser gay

Personalmente ho apprezzato molto che nei giorni scorsi, con tutto quello che sta succedendo in questo Paese che faccio fatica a riconoscere, Wilmer Ronzani sia stato tra i (pochi) politici biellesi a condannare fermamente le volenze sulle persone omosessuali e a chiedere più attenzione alla politica in generale e al Partito Democratico, entrambi troppo spesso distratti su questi temi da cui dipende la serenità di tanta gente.
Meno male che c’è qualcuno (gli altri sono in genere gli esponenti della sinistra Sinistra, e gli attivisti), che si ricorda che gli omosessuali fanno parte della società, anche nella nostra città, e il fatto di aver ospitato qui un Gay Pride è uno dei motivi – per quel che mi riguarda – di grande merito dell’amministrazione Barazzotto.
Resta il piccolo dettaglio di come è fatta gran parte dei biellesi, del clima provincialotto che porta tanti ragazzi a nascondersi, a vivere in città (o nei paesi) con fatica – molta fatica – e, se sono fortunati, ad andarsene appena possono, se non in California almeno a Milano. E, per esser chiari, dietro molte di quelle storie ci sono delle vere e proprie tragedie.
Non è una caratteristica locale di cui andar fieri, anzi, a dirla tutta è una vergogna.

  1. sono d’accordo,

    tuttavia è vero come non sia una caratteristica locale,

    ovvero, il fatto che, mediamente, il biellese-tipo sia un borghesotto benpensante è fatto acclarato al punto da farlo diventare un luogo comune, che in alcuni casi è assimilabile al termine provincialismo

    e che in quanto tale trova riscontro in centinaia di altre realtà,

    insomma la vedo dura diventare la San Francisco del nordovest…

    e non penso che nessuno se ne faccia un baffo delle solidarietà individuali

    A.

    utente anonimo