Allora, funziona così: si prende qualcosa di bello, e si dice che è meglio di un’altra cosa più o meno altrettanto bella, magari un po’ sacra. Poi, ci si mette comodi e si assiste al formicolare impazzito degli avversari che, per riflesso automatico, si buttano a capofitto a sparacchiare giudizi scemi.
Esempio: domattina Formigoni va davanti a un microfono, e dice che Apocalypse Now è meglio di Roma Città Aperta. Normalmente, se fossimo su Variety e stessimo leggendo il giudizio di un critico cinematografico, se ne potrebbe discutere ma non ci sarebbe nulla di male. Invece, siccome l’ha detto Formigoni, nel giro di cinque minuti una truppa che comprende Realacci, Diliberto, Scalfari, Poli Bortone, Franceschini, Fini, Maroni, Bertinotti, Alemanno, Michele Serra, Cossiga, Rosy Bindi, Bertolucci, Beppe Grillo dei Grilli e Beppe Carletti dei Nomadi si scapicolla a manifestare tutto il proprio civile apprezzamento nei confronti del cinema italiano del dopoguerra, dei valori della resistenza, e contro Francis Ford Coppola, che diventa improvvisamente un pericoloso criptofascista. E’ un gioco molto divertente e facile, ideale per movimentare l’uggia dei giornali estivi. Il suo bello è che non serve nessuna abilità particolare, e riesce sempre.
Riesce persino a un celebre politico lombardo emileso, che in questi giorni ha fatto la sua bella sparata contro l’inno di Mameli riuscendo a farsi inseguire da molti che evidentemente sono più lesi di lui. Bossi dice di preferire Va Pensiero. Beh, ha ragione, e lo sanno anche i bambini.
Malgrado quella che è stata la mission più espansiva della presidenza Ciampi – convincere la nazionale italiana a impararlo e a cantarlo – l’inno nazionale è una composizione appena passabile, adottata in forma provvisoria nel 1946: nonostante quel che potrebbe far pensare la vampata di caldo patriottismo ferragostano nessuno, in 63 anni di storia repubblicana, ha mai sentito l’urgenza trasformarlo in definitivo. Questo per chiarire la rilevanza della faccenda. E poi, pochissimi sanno davvero di cosa cacchio parli, visto che il testo, ammettiamolo, non è chiarissimo. L’aria verdiana è un po’ più comprensibile – di certo più nota – anche se il parallelismo con il popolo ebraico può suonare forzato: gli italiani son sempre stati bravi a legnarsi tra loro, senza per forza aver bisogno di oppressori stranieri. Sul piano del significato risorgimentale credo che tutti abbiano fatto le scuole dell’obbligo e si ricordino del significato di "Viva Verdi", quindi non starei a tirar fuori il bilancino per pesare il patriottismo dei due compositori.
Dal punto di vista musicale ovviamente non c’è gara: Mameli è una notarella a margine nel grande spartito della storia della musica (peraltro il compositore dell’inno è Michele Novaro, mentre Mameli è autore del testo), Verdi invece con la scrittura di Nabucco, Trovatore, Traviata e soprattutto del Rigoletto ne costituisce un capitolo molto importante, cosa che è innegabile anche per un rossiniano come il sottoscritto.
Ma soprattutto, Verdi è un patrimonio nazionale, non padano né tantomeno lombardo. E quindi mi piacerebbe sentire nella canea delle controdichiarazioni almeno un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete dire innazitutto "giù le mani da Giuseppe Verdi". Perché non so voi, ma per quel che mi riguarda, così come non mi rassegno a lasciare Tolkien ai postfascisti, proprio non mi va giù che la Lega, 15 anni dopo essersi appropriata di Gipo Farassino (e passi), metta le mani anche su totem culturali più ambiziosi.
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Giusto!
Arridatece Gipo!!!
L;-)
solita fuffa, Bossi si ubriaca al bar e, data la carica istituzionale, nessuno si piglia più l’incombenza di ficcargli la testa sotto l’acqua fredda della fontana fargli bere due caffè e spedirlo, con due pedate nel sedere, a letto a farlo snebbiare;
Mi chiedo se Verdi sapendolo avrebbe potuto commentare “se avessi previsto tutto questo, per questi quattro soldi e la gloria da stronzi avrei scritto il va’ pensiero…” ma non credo…
detto ciò, in attesa del riprendere delle trasmissioni, mi quieto
A.
Sbaglio o i “molti che evidentemente sono più lesi di lui” che inseguono il Senatur ce ne sono pure di biellesi, uno in particolare…?
sul testo non chiarissimo, sfiderei un leghista medio a fare parafrasi ed esegesi del verso verdiano “di Sionne le torri attorrate”. E ricorderei che “viva Verdi”, ai tempi del Risorgimento, era un modo per inneggiare al Re d’Italia, quello che la stava unificando. Una vera bestemmia, per un padano…
Canna
Canna: appunto. Quando dicevo che tutti abbiamo fatto le scuole dell’obbligo e dovremmo sapere cosa voleva dire Viva verdi mi riferivo a quello, neh…
un leghista medio dopo una dose variabile di superalcolici/grappapiave è in grado di fare l’esegesi di qualsiasi cosa,
dopodichè è necessario scovare un glottologo che, in tandem con un buon antropologo, faccia l’esegesi dell’esegesi del leghista e traduca il tutto in linguaggio comprensibile
A.