Dubito che il primo sabato agostano sia il giorno ideale per un post di consultazione, ma questi sono anche slow news days, e quindi si fa quel che si può.
Dopo questa seduta in consiglio comunale mi è capitato di sentir discutere a proposito dello stile con cui una minoranza dovrebbe fare opposizione: nel caso in esame Pd, Idv e la lista civica I Love Biella si sono presentati compatti con l’idea di fare ostruzionismo, e questo significa presentare emendamenti in gran parte pretestuosi (ad esempio, si prende una delibera sulla pesca nel Baltico e si chiede di cambiare la l’espressione "pesce azzurro" con "acciuga") e si sfruttano fino all’ultimo secondo tutte le possibilità di parlare a disposizione, sperando che qualcuno della maggioranza si distragga, perda la pazienza, gli scoppi la vescica o crolli svenuto per sonno e disidratazione.
Quando ho saputo che la minoranza in Comune avrebbe seguito questa strategia, soprattutto nella discussione sul ritiro dell’acquisto dell’ex Upim come futura sede della Biblioteca, mi sembrava giusta, nell’occasione specifica, e fondamentalmente continuo a pensarla così: forse, vedendo che la maggioranza si era presentata intruppata, e dopo qualche ora era chiaro che non ci sarebbe cascata, avrei cambiato strategia in corsa, magari scegliendo di fare qualcosa di altrettanto clamoroso, come ad esempio abbandonare l’aula. Ma questo, nella pratica, significava rimettere d’accordo, e al volo, una dozzina di teste diverse, impresa difficile specie nel bel mezzo di una seduta fiume.
Mi è rimasto comunque il dubbio, non avendo tra l’altro neppure esperienza di riunioni di condominio, su quale sia il tipo di opposizione migliore. Chiederei qualche contributo, a patto che i lettori di Popolino non siano già tutti in vacanza. A seguire un breve elenco di modelli di comportamento
Opposizione intransigente: l’ostruzionismo di cui sopra, il rifiuto del dialogo, e tutto il repertorio. Si basa sul principio secondo cui se si sono appena perse le elezioni, si deve al proprio elettorato minoritario almeno la cortesia di non presentarsi in aula per votare le iniziative degli avversari. Altrimenti tanto valeva fare una lista unica. Assicura una momentanea attenzione dei media – almeno finchè non capiscono il trucco, ma potrebbero metterci un po’ – e il consenso di quelli a cui l’analisi delle cose non interessa molto, semplicemente odiano la controparte e vogliono una rappresentanza senza compromessi. La scommessa è anche quella di riempire l’intransigenza di contenuti non strumentali, e quindi idee e proposte alternative, sennò passa per essere solo populismo e voglia di far casino o, peggio, incapacità di affrontare pragmaticamente i problemi. Dal punto di vista degli effetti pratici, non è il massimo.
Opposizione equilibrata: è quella in cui a seconda del contesto si decide. Se la proposta della maggioranza è buona, la si vota, se si pensa sia dannosa si vota contro. Messa così, è una cosa assolutamente ragionevole, persin banale. Per qualche motivo, però, nella realtà non esiste. Tanto per cominciare, l’elettorato di solito non la capisce: pensa all’inciucio, e spesso ci azzecca, tra l’altro. Quand’anche gli elettori capissero, di sicuro ci si mette l’opinionista di qualche giornale, a sollevare il sospetto di intrallazzi. Anche in questo caso, azzeccandoci spesso, ma altrettando sovente celando in realtà le ragioni non così misteriose di chi ottiene vantaggi personali da un clima più invelenito e contrapposto. Buoni risultati, quindi, ma percezione problematica.
Opposizione dialogante: si cerca palesemente l’accordo, ci si dichiara disponibili ad appoggiare l’avversario, purché conceda qualcosa. Se fatta in buona fede si traduce in piccoli aggiustamenti, che possono però risultare decisivi, mentre quando è maliziosa serve soprattutto a ottenere posti, commissioni, sottogoverno. Durante la Prima Repubblica, declinata in entrambi i modi, in qualche momento e senza manifestazioni palesi è stata utile per tenere insieme il Paese, pur se tra mille difficoltà. In tempi di bipolarismo è un po’ più difficile: chi la sceglie, soprattutto se in seguito a una campagna elettorale molto accesa, è meglio che si nasconda dai propri elettori. Se lo trovano, lo linciano.
Opposizione sonnolenta: si vota contro, si compila la burocrazia di routine, si va in commissione, il tutto senza un’idea, un guizzo, un tentativo di mettere gli altri in difficoltà o di portare a casa qualche buon colpo. Due palle.
Opposizione schizofrenica: oggi si tuona per la democrazia in pericolo, domani si fanno accordi bipartisan, dopodomani scoppia un casino e non si dice una parola. Oppure, si fanno tutte e tre le cose insieme. Basta avere partiti in cui ogni leader fa un po’ come gli gira. Risultati nessuno e tutti, contemporaneamente, e parecchio materiale per i giornali, che ci si spaccano la testa, al pari degli elettori.
Opposizione caciarona: i banchi dell’opposizione diventano il palco di un teatrino non più metaforico: cori, pernacchie, cartelli con riferimenti alla sorella del sindaco, plateali scorpacciate di porchetta, smutandamenti, gesti dell’ombrello, sputi, lanci di sterco come tra scimmie nella gabbia di uno zoo. Risultati: sonore indignazioni, ma un improvviso aumento di pubblico alle sedute consiliari.
Opposizione barbosa: se si discute l’approvazione dei nuovi tombini in ghisa, si va in aula con un lungo trattato sulla lega tra ferro e carbonio, sulle problematiche estrattive nelle miniere del Galles e sui casi di silicosi tra i minatori del tardo Ottocento. Risultato: in sala consiliare si crea un importante indotto dovuto a una straordinaria produzione di maglieria all’uncinetto, e quel giovane consigliere che non sferruzza riesce finalmente a prepararsi per quel difficile esame di proctologia comparata.
Chiudo con un aneddoto dal libro dei ricordi spaventosi di questi ultimi anni di sinistra italiana: nell’ottobre del 2007, con Prodi presidente del consiglio, alla discussione della finanziaria l’opposizione presentò 800 emendamenti. La maggioranza 900, dei quali la gran parte non proprio di stretta necessità civica. Ho detto tutto.
manca
l’opposizione barbara ove i membri della stessa si impegnano a reagire a colpi d’ascia e scudo nei confronti delle istanze della maggioranza
l’opposizione inquisizione nel corso della seduta si organizza un autodafè sul quale nel nome della rettitudine e dell’antico testamento vengono immolati i consiglieri di maggioranza
l’opposizione bidone dove si fa melina e poi passa di tutto
l’opposizione hooligana ove dopo alcune pinte di scura più wiskey si organizza il pestaggio di massa degli assessori avversari/si
etc etc etc
A.
Opposizione caprese: il Pd porta la mozzarella, l’Idv il pomodoro, I love Biella l’origano.