Roberto Azzoni, direttore dell’Eco di Biella, ha tre fissazioni. La prima è l’autostrada: tutti i biellesi vorrebbero poter raggiungere l’A4 in tempi umani, ma lui di più. Casualmente, il tema è un vecchio pallino dei suoi editori, gli industriali.
La seconda è il basket. Pallacanestro Biella come simbolo di un progetto biellese che funziona (in effetti, funziona), e che andrebbe applicato anche altrove. Incidentalmente, l’amministratore delegato di Pallacanestro Biella lo è pure dell’Eco di Biella.
La terza è la Notte Bianca. Decine di migliaia di persone che scendono per le strade per vivere la città, segno che se la si sa animare non è così smorta. Fortuitamente, la Notte Bianca è organizzata da una società che fa parte dello stesso gruppo di Eco, e che è guidata dal responsabile di produzione di Eco.
Tre cause per le quali la direzione di Azzoni Roberto detto Rupert si è spesa molto, arrivando a esaurire completamente la sua idea di cosa deve essere un giornale cittadino: una linea editoriale in tre punti, o poco più. Fino al raggiungimento di un ideale acme: un pezzo precedente di pochi giorni il voto in cui, con un complesso giro di parole, si diceva che basket e Notte Bianca dimostravano l’esistenza di una Biella assai migliore di quella rappresentata dalla sua classe politica. Stranamente, nel pezzo non si faceva menzione del fatto che la vituperata amministrazione uscente patrocinava la Notte Bianca sin dalla prima edizione e che lasciava in eredità al basket cittadino un palasport nuovo di pacca (e una Coop da cui Eco sta generosamente servendosi di pubblicità).
Altrettanto curiosamente, non si faceva menzione del fatto che se Biella non ha un collegamento autostradale lo si deve anche alla mancanza di visione e di prospettiva dei suoi editori, gli industrali. Nè si diceva, per esempio, che se Biella è un filin depressa lo si deve anche al fatto che i suoi editori, gli industriali, chiudono le fabbriche, per sempre o per riaprirle altrove.
Oggi l’Eco pubblicava due lenzuolate con interviste monografiche, una al nuovo sindaco e l’altra al nuovo assessore alla Cultura. Bon, non ci crederete ma non contenevano neppure una riga di quello che personalmente mi sarei aspettato di trovarci, ovvero: una bella domanda sull’applicazione del modello Pallacanestro Biella, o almeno due parole su cosa farà la nuova Giunta per il basket; una prospettiva a proposito del collegamento autostradale; un rigo in cui chiedere, magari in modo più sottile, "oh, vi abbiamo tirato la volata sotto elezioni, vero che ce la fate rifare la Notte Bianca?". Beh, non c’era niente di tutto questo. Proprio strano.
Che destino beffardo: Rupert è rimasto a struggersi per tutta la vita, perché gli industriali non lo facevano direttore ritenendolo un comunistone. E ora che lo hanno messo su quella poltrona, si scopre che è più realista del Re. A saperlo prima.
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Il basket, l’universo e tutto quanto. Bella rappresentazione del mondo, davvero.
Franco Ortis
Il vecchio Rupert… uomo macchina, culo di pietra, anima dell’Eco, ma evidentemente un direttore con qualche limite concreto, non so se credere che sia in malafede, forse è solo una mancanza di visione delle cose. Certo, non so come vadano le vendite o la pubblicità, ma in poco tempo il giornale è peggiorato parecchio. Ormai è quasi un bollettino Coop… e il resto è di una superficialità, è pieno di errori proprio di metodo: ma insomma, fai due paginate così sulla nuova giunta e neppure un boxettino all’opposizione? Il mestiere è un’altra cosa.
M.P.
Interessante. Un bel concentrato di conflitti d’interesse.
Come romano non ho certo nessuna autorità morale per scandalizzarmi, visto quel che succede nei palazzi della capitale. Detto questo, alla faccia della tranquilla vita di provincia, e alla dimensione “più semplice e onesta”.
P.P.
Appena prima di svanire, d’una città resta solo il suo eco
stupefacente è pure il silenzio della redazione, assolutamente distante dalle scelte del suo direttore, tanto disprezzato quanto poco temuto. Miracoli della crisi e della penuria di posti di lavoro.
E sì che l’a.d. di Eco di Biella se lo dovrebbe ricordare bene quanto male fa all’informazione essere costantemente costretti a capo chino.
Anche per lui, come per Azzoni, la conquista di uno status vale la rinuncia a principi sbandierati per decenni.