A volte un sms arriva doppio. Lo stesso messaggio che, inviato una volta sola, arriva due volte. Capita. Altre volte arriva molte ore dopo. A volte non arriva affatto.
Gli esperti di statistica dicono che in qualsiasi sistema di conteggio è inevitabile un margine di errore. E più è grande il numero di elementi da contare, più difficile correggere l’errore. Per esempio: se vi porto uno scatolone pieno di sabbia e vi chiedo di contare più volte tutti i granelli, non otterrete mai due risultati uguali.
Non se ne fa una gran pubblicità, per non turbare i sonni dei cittadini, ma anche coi voti elettorali funziona così: nel 2006, quando Prodi vinse per soli 24mila voti e Berlusconi chiese il riconteggio di tutte le schede, ricordo che alcuni esperti dissero che il metodo usato – quello manuale, di fronte ai rappresentanti delle parti – era già il più accurato possibile, che lo scarto era più esiguo del margine di errore e che ricontando tutto si sarebbero generati altri errori senza possibilità di ulteriori e più raffinate correzioni.
In molti Paesi, ad esempio negli Usa, ci sono leggi che stabiliscono che se lo scarto scende sotto una certa soglia serve un riconteggio, oppure una delle parti può chiederlo. Era successo nel 2000, in Florida, tra Bush e Gore, è risuccesso nelle elezioni dello scorso inverno, quando l’assegnazione di alcuni seggi senatoriali è stato contestato, e in qualche caso – ad esempio quello di Al Franken - riassegnato.
Malgrado quel che si potrebbe pensare, molti esperti ritengono che i conteggi manuali sono più affidabili e precisi di quelli elettronici o automatici.
Poi ci sono i voti contestati: la maggior parte degli Stati democratici ritiene un voto valido quando è chiaramente espressa l’intenzione di voto dell’elettore. Può però capitare che la legge corrente dica, ad esempio, che su una scheda è necessario indicare nome e cognome di un candidato: “Silvio Berlusconi”, ad esempio. Se un votante scrive solo “Berlusconi”, si crea un conflitto, perché l’intezione di voto è chiarissima ma il regolamento elettorale non è rispettato. Ed ecco perché nei seggi ci sono sempre “controllori” mandati dai partiti, tra i quali il presidente di seggio si pone come arbitro.
Prendiamo il televoto – così finalmente inizierete a capire dove cacchio voglio andare a parare: se per votare il tal personaggio devo inviare un sms scrivendo un codice, ad esempio “02″, e invece scrivo “2″, il voto non è tecnicamente valido, ma la mia intenzione di voto sì, e quindi l’annullamento è abbondantemente eccepibile, c’è una vasta letteratua giuridica a dimostrarlo.
Se la vita fosse come il calcio, uno dei pochi sport in cui c’è il pareggio, sistemi seri stabilirebbero che, se lo scarto è troppo esiguo, va decretata la parità, perché tra errori di conteggio e voti contestabili non è possibile attribuire la vittoria di uno o dell’altro con certezza. Ma quest’idea ovviamente è inaccettabile per chiunque – a parte i tifosi di calcio. Ed è un motivo per cui il calcio in molti Paesi non è seguito: perché molti non tollerano che non ci sia un vincitore.
Detto questo – e come premessa mi pare lunga – affermare che Matteo Becucci ha vintoquest’edizione di X-Factor battendo i Bastard di 16 (sedici) voti, su (immagino) decine se non centinaia di migliaia conteggiati, beh, come dire: è semplicemente ridicolo. Ma capisco anche che il popolo voleva un vincitore, e Facchinetti non poteva chiudere la serata annunciando un pari e patta.
Dopodichè, si prende un registro, lo si apre alla pagina giusta e si scrive: “edizione 2009, vincitore Matteo Beccucci”. Poi, a settembre, quando la trasmissione riprende, magari si ironizza sui tanti dischi che avranno venduto i Bastard e su quanti in meno ne avrà venduti Becucci: o almeno questo è un risultato su cui scommetterei, così come ieri sera ho scommesso che avrebbe vinto il livornese, anche se le mie preferenze erano altre.
Come vittoria, vale quel che vale, e lo ha già dimostrato Giusy Ferreri, fenomeno da top ten arrivata alle spalle dei già dimenticati Aram Quartet: il loro album esce solo ora – senza grande tempismo – ma se il singolo sentito ieri è come il resto non prevedo sfracelli.
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