15 MARZO 2009

Dare i numeri

Dopo aver passato un anno tondo a sfruculiare sondaggi uno dietro l’altro, prima per le primarie e poi per le presidenziali vere e proprie, e a puntare la sveglia in piena note per seguire i dibattiti, una volta che Obama è stato eletto ho vissuto 50 giorni in uno stato come di intorpidimento, improvvisamente abbandonato da una fissazione ansiosa ma anche eccitante. Dopo il giuramento di fine gennaio, le cose sono tornate alla normalità. E’ stata una bella corsa, e non voglio far qui quello che lo aveva detto già due anni fa – anche perché ho fatto firmare i testimoni da un notaio – però mi sento in grado di pensare ad altro: ad esempio al Pd, che ce ne sarebbe bisogno. Sono uscito da una dipendenza per entrare in un tunnel.
Di fatto, però, mi sono reso conto che c’è tutta una lista di siti che durante la campagna Usa controllavo ossessivamente, più volte al giorno, e che oggi leggo con minore frequenza. Di alcuni non riesco comunque a far meno: Realclearpolitics rimane fondamentale se si vuole restare aggiornati sulla poltica americana e su quel che esce sui loro giornali senza doverseli spulciare dall’inizio alla fine. PoliticoHuffington Post,Drudge Report e in fondo anche Slate sono importatnti per star dietro ai dibattiti (e al gossip politico). Poi ci sono i siti di sondaggi e di analisi delle tendenze, come Electoral-voteIntradePollster e l’infallibile Fivethirtyeight, e quelli devo ammettere che non li ho più frequentati molto, anzi mi stavo giusto chiedendo di cosa si occupassero in questo momento. Beh, potevo arrivarci da solo: il tema del giorno è ovviamente come cambia il gradimento degli americani ora che Obama sta effettivamente governando. Pare sia un po’ in calo, anche se la tendenza è ritenuta fisiologica e soprattutto va mediata con le aspettative diverse di due forze opposte: quelli che lo accusano di essere un socialista e quelli che pensavano di aver eletto un socialista. Cosa che non è, ovviamente, peccato per entrambi.
Comunque, c’è molta ponderazione nelle analisi, e non per fare sempre gli stessi paragoni noiosi e umilianti al tempo stesso, ma non è davvero come in Italia, dove chiunque va in tivù a dire “il Governo ha un’indice di approvazione del 60 per cento degli italiani, anzi del 70, anzi stimiamo che entro domani saranno tutti felici e contenti”.

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