Da qualche giorno tra blogger autorevoli (Mantellini e Scorza, che ho letto via Wittgenstein) si discute di un disegno di legge firmato da Gabriella Carlucci, un testo apparentemente demenziale ma in realtà truffaldino. La signora, infatti, lo vende come norma antipedofilia, ma a leggerlo pare più un’iniziativa contro la pirateria on line. Il file di testo della legge (che trovate qui) è stato però sfruculiato dagli ottimi blogger. Come era già successo nel clamoroso caso del pdf del rapporto Calipari (a cui Gianluca Neri aveva tolto gli omissis con un semplice strumento di editing del file), anche questa volta la scarsa conoscenza degli strumenti ha giocato un brutto scherzo ai suoi autori e pretendenti regolamentatori. Le proprietà del file, infatti, indicano come autore del documento Davide Rossi, guarda caso presidente dell’Unione Italiana Editoria Audiovisivi.
Devo ammettere che io non sarei stato capace di tale, pur tecnicamente semplice, astuzia. E intendo l’astuzia di Mantellini e soci, non quella della Carlucci. No, io mi sarei fermato alla lettura dell’articolo 1, che recita così:
E’ fatto divieto di effettuare o agevolare l’immissione nella rete di contenuti in qualsiasi forma (testuale, sonora, audiovisiva e informatica, ivi comprese le banche dati) in maniera anonima.
Questo articolo, infatti, non mi fa venire in mente la lotta ai pirati che vendono dvd illegali nei mercati di Shangai, e neppure i ragazzini che scaricano mp3. No, a me viene in mente che YouTube è pieno di spezzoni televisivi, cinematografici e musicali coperti da copyright. E che YouTube pubblica video ricevuti da utenti genericamente anonimi. E che, a titolo di mero esempio, Mediaset per questa cosa gli ha fatto causa, a YouTube.
(Quando ci si lamenta che le compagnie contano più degli Stati sovrani: non è per forza un male).