5 MARZO 2009

Psicologia inversa

L’altro giorno ero al bar che mi facevo un cornetto, entra Fassino e si mette al bancone, proprio di fianco a me. Oh, non ci potevo credere. Ordina un caffè doppio (“non lungo, doppio”) e si mette a sfogliare la Gazzetta. Gli faccio: “Piero! Che piacere! Come va?”. “Insomma…”, fa lui, e io “Ma come insomma, eh? No dico siete grandissimi. Franceschini, dico bene? Mi piace molto Franceschini, e poi serviva un segnale di unità, chi le vuole le primarie? Andare a votare è una scocciatura, suvvia”.
“Beh…”
“E poi non servono mica grandi aggiustamenti no? La linea del partito è bella chiara, tipo sul testamento biologico, insomma, è giusto che un po’ tutti dicano come la pensano in un partito che si chiama Democratico, no? E l’opposizione, gente, un successo dopo l’altro, ormai imponiamo l’agenda al governo: ho visto che dai e dai il presidente della commissione di vigilanza Rai l’abbiamo eletto, no? Grandissimo successo politico, abbiamo messo alle corde il regime. Stavo pensando, anche se forse non bisognerebbe strafare, ma una bella manifestazione in autunno? Eh? Sì, come l’anno scorso: la si annuncia domani, si va tutti in piazza… non vedo l’ora. Adesso devo andare che ho un colloquio, stia bene Piero, saluti tutti e… continuate così. Il mio voto è in cassaforte, il mio cuore è vostro per sempre”.

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